Documento cgil cisl uil sulle politiche sociali
24-11-2008

Premessa

La crisi economico-finanziaria ha una dimensione globale. In Italia le conseguenze per le famiglie e per i ceti più deboli saranno con molta probabilità più pesanti che in altri paesi. Negli ultimi anni la ricchezza prodotta ha portato benefici solo a pochi, mentre i lavoratori e i pensionati hanno visto diminuire progressivamente il potere d'acquisto di retribuzioni e pensioni, per cui la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi resta tra le più ampie dei paesi sviluppati. Anche la povertà, alla luce dei recenti dati forniti dalla Caritas si sta ampliando, attraendo nuove fasce di persone e famiglie e radicalizzando la condizione di chi era già povero.

Tutto ciò incide negativamente sulla mobilità sociale e sul dinamismo stesso della nostra società ed ha ricadute anche sulla crescita economica.

Ci sono quindi tutti gli elementi perché, se non si interviene efficacemente, il disagio sociale assuma i connotati di una vera emergenza sociale.

La politica sociale come elemento dello sviluppo

La risposta a questa situazione va ricercata in un complesso di politiche, che vanno tra loro meglio coordinate, in cui quelle socio-assistenziali svolgono un ruolo determinante a patto che superino quella residualità che ha lasciato tutto l'onere del soddisfacimento di bisogni sempre più complessi alle responsabilità di cura familiare ed ha concentrato le risorse sui trasferimenti monetari. Serve invece un investimento nei servizi, in particolare residenziali e domiciliari ed una migliore finalizzazione dei trasferimenti monetari, coordinandoli con gli interventi di attivazione.

Queste politiche già sottodimensionate rispetto ai livelli europei e per di più anche inefficaci, non hanno fatto registrare quello sviluppo, delineato nella Legge 328/2000 ed oggi a causa del perverso intreccio tra incertezze nelle competenze istituzionali e progressiva riduzione della spesa pubblica per il welfare e dei tagli ai trasferimenti dallo Stato al sistema delle Autonomie locali, rischiano un ulteriore ridimensionamento attestandosi sulle tradizionali funzioni assistenziali.

Altri paesi europei hanno da tempo adottato innovativi programmi e fatto investimenti, ben più consistenti dei nostri, per affrontare le situazioni di maggiore sofferenza: non autosufficienza, famiglia ed infanzia, povertà.

Il sistema degli interventi e dei servizi sociali ed il Federalismo

La consapevolezza di questa situazione richiede che le politiche sociali assumano un ruolo primario nell'azione del Governo all'interno di una strategia di sviluppo, che valorizzi rafforzandolo il ruolo del Terzo settore, il quale così potrà sviluppare tutte le sue potenzialità in termini di innovazione nelle risposte, di qualificazione dei servizi e di ampliamento dell'area dell'economia sociale.

Occorre, quindi che il Governo si concentri non su interventi “una tantum”, utili solo marginalmente , ma definisca una azione di sistema, concordata con le Regioni, le Province e le Autonomie locali e con le parti sociali , che attraverso un potenziamento e una qualificazione dei servizi, una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ed efficaci trasferimenti di natura economica permetta all'Italia di colmare i pesanti ritardi che, come si è detto, ci rendono più fragili, nella capacità di risposta rispetto all'intero quadro europeo.

Il Federalismo fiscale, a questo riguardo, contiene elementi utili di riforma in quanto traccia un nuovo scenario - seppure ancora a “maglie larghe”- nei rapporti non solo tra Stato centrale ed Autonomie locali, ma anche tra contribuenti e cittadini titolari di diritti.

L'evoluzione istituzionale è un fattore che contribuisce alla applicazione dei principi della riforma delineata dalla Legge 328/2000 e del Titolo V della Costituzione nelle parti che assegnano allo Stato un ruolo di garante della effettività dei diritti di cittadinanza, attraverso la determinazione e la concreta applicazione dei livelli essenziali e del fabbisogno necessario alla loro realizzazione, sulla base del costo standard ed alle Regioni ed alle Autonomie locali i poteri programmatori ed amministrativi per definire il sistema che li deve rendere esigibili.

Un processo che va preparato nell'immediato ed accompagnato con attenzione per evitare che nel settore socio assistenziale le diseguaglianze invece di ridursi si acuiscano e che venga penalizzato, a fronte di comparti più strutturati, da un sistema di finanziamento senza alcun vincolo di destinazione.

Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali

La Legge delega sul Federalismo fiscale, quindi, stringe i tempi per la definizione da parte dello Stato dei Livelli Essenziali delle prestazioni sociali che insieme ai Lea sanitari ed ai livelli relativi all'istruzione costituiscono quei diritti sociali e civili che vanno integralmente finanziati sulla base della determinazione dei costi standard.

La determinazione dei livelli in campo sociale, quindi, deve essere affrontata immediatamente. A differenza delle alle altre materie in cui i Livelli sono già definiti, in campo sociale i Livelli essenziali rappresentano l'unico elemento attraverso il quale dare certezza ai diritti sociali delle persone e delle famiglie, offrire un quadro generale per la programmazione, riequilibrare le diverse competenze istituzionali e l'insieme della spesa nazionale e locale, oltre che ad arginare la differenziazione tra nord e sud in tema di quantità e qualità dei servizi.

Finanziamento delle politiche sociali e Fondo nazionale

Il Fondo delle politiche sociali, fino alla conclusione del processo di attuazione del Federalismo fiscale, rimane lo strumento di finanziamento nazionale per il settore.

Alla luce delle attuali emergenze occorre invertire la tendenza negativa, facendo affluire risorse in misura adeguata verso i servizi sociali, con l'obiettivo di recuperare nei prossimi anni il differenziale che ci separa dagli altri paesi europei in termini di copertura dei bisogni e ridurre le sperequazioni territoriali.

Il Fondo deve essere quantificato per un periodo di tempo sufficiente a dare elementi di garanzia alla programmazione regionale e territoriale e ripartito in tempi utili.

In questo quadro di debolezza dei servizi è importante estrapolare dalle spese vincolate al patto di stabilità per le Regioni e gli Enti locali, quelle relative all'investimento nello sviluppo e qualificazione dei servizi sociali.

Contemporaneamente è necessario investire nella strutturazione di un sistema di monitoraggio della spesa e della sua efficacia. 

Le priorità

Per la generalità delle persone e delle famiglie le priorità sono:

•  La garanzia nell' accesso alla rete dei servizi, sociali e socio-sanitari, attraverso un sistema di informazione, orientamento, sostegno e nei casi di maggior bisogno di presa in carico (valutazione dei bisogni e predisposizione dei piani personalizzati di assistenza).

•  L' equità nel godimento delle prestazioni (ampliando e riformando lo strumento dell'Isee).

Rispetto alle specifiche aree di bisogno consideriamo priorità:

•  L'assistenza alle persone non autosufficienti , per la quale è necessaria la conferma del Fondo nazionale e l'ampliamento delle risorse, contemporaneamente all'approvazione della relativa legge quadro.

  1. La lotta alla povertà , attraverso l'istituzione di uno specifico istituto calibrato sulla situazione familiare, limitato nel tempo ed accompagnato dall'attivazione delle persone e delle famiglie in difficoltà.
  2. Il sostegno alla genitorialità : rafforzando il sistema dei congedi parentali (innalzando sia la retribuzione che la durata) e proseguendo in modo deciso all'ampliamento dell'offerta e definendo un governo nazionale della qualità e dell'accessibilità dei servizi socio educativi rivolti ai bambini di età 0-3 anni in coerenza con gli obiettivi della Strategia di Lisbona.

Nel quadro della riforma occorre quindi affrontare alcune questioni dirimenti che dovranno essere oggetto di confronto tra Organizzazioni sindacali e Governo:

  1. Definizione dei livelli essenziali e costi standard, in previsione dell'attuazione del disegno di legge sul Federalismo;
  2. Monitoraggio della spesa sociale e razionalizzazione delle linee di finanziamento nazionali;
  3. Riorganizzazione e riforma degli istituti assistenziali e di sostegno al reddito familiare;
  4. Ampliamento e rafforzamento degli strumenti di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per i carichi familiari.

11 novembre 2008

 

 

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