Il 60° anniversario della proclamazione della "Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani" da parte dell'ONU

Amnesty International rilancia sui diritti umani. Il 10 dicembre i 60 anni della proclamazione della Dichiarazione Universale. L'organizzazione al lavoro per sensibilizzare sui suoi fondamentali contenuti - 22-09-08

Dalla premessa dell'elaborato della sezione italiana di Amnesty International , l 'Organizzazione non governativa indipendente, fondata nel 1961, che conta due milioni e duecentomila soci, di cui 90mila in Italia, sostenitori e donatori in più di 150 paesi : il 10 dicembre 2008 è il 60° anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell'ONU: un documento di portata storica per l'umanità ... La Dichiarazione universale, insistendo sulla dignità della persona, afferma i diritti fondamentali senza i quali non possiamo vivere come esseri umani . Negare agli esseri umani i loro diritti fondamentali significa preparare uno scenario di sconvolgimenti politici e sociali, di guerra e di conflitto tra gruppi sociali. Lungi dall'essere un'idea astratta per filosofi o giuristi, i diritti umani riguardano la vita quotidiana di ciascuno : uomo, donna o bambino che sia. Eppure in questi ultimi sessanta anni siamo stati testimoni di eventi gravissimi , contrari allo spirito e alla lettera della Dichiarazione Universale. Sono state combattute più di 150 guerre con milioni di morti e di rifugiati . Abbiamo assistito alla barbara soppressione dei diritti dei popoli e delle persone. Assistiamo alla morte di milioni di persone per fame .

Il calendario di iniziative di Amnesty International è sempre focalizzato sull'esigenza ancora insoddisfatta del rispetto dei diritti umani in ogni angolo del pianeta. In questo sforzo l'organizzazione punta su azioni volte ad attrarre diverse generazioni, non ultimi i più giovani, ed a sottolineare con formali riconoscimenti la partecipazione di attivisti anche noti al grande pubblico. E' il caso, quest'ultimo del musicista Peter Gabriel, nominato il 10 settembre scvorso Ambassador Of Conscience 2008.

Peter Gabriel è da decenni un attivista per i diritti umani. È stato accanto ad Amnesty International nel "Conspiracy of Hope Tour" del 1986 e nello "Human Rights Now! Tour" del 1988. Successivamente, ha fondato "Witness", una video-community che svolge campagne per i diritti umani e, da ultimo, "The Elders", un gruppo di personalità autorevoli che cerca di risolvere per via diplomatica i problemi più intricati del pianeta. Ispirato a una poesia scritta per Amnesty International dal Nobel per la Letteratura Seamus Heaney , il titolo di Ambassador of Conscience intende promuovere l'azione di Amnesty International associandone il nome alla vita, al lavoro e all'esempio dei suoi Ambasciatori.

Peter Gabriel segue Nelson Mandela, Václav Havel, Mary Robinson, U2 e Paul Mc Guinness. Durante l'evento è stato presentato “Small Places Tour", il più ambizioso progetto di musica e diritti umani dallo "Human Rights Now! Tour" del 1998, con centinaia di concerti ed eventi in tutto il mondo avviati il 10 settembre per terminare il 10 dicembre, anniversario come detto della Dichiarazione universale dei diritti umani che il tour andrà a celebrare. Allo studio circa mille concerti in 50 paesi. Quello che caratterizza "Small Places Tour" è che gli artisti possono contribuire a raccogliere fondi e far crescere la consapevolezza comune, prendendo parte a concerti di beneficenza, offrendo biglietti omaggio, vendendo all'asta oggetti o ricordi, facendo regali ai fan durante i loro tour.

Il Rapporto Amnesty 2008 sul traffico di armi

Serve un Trattato davvero efficace

Alla vigilia della riunione di ottobre, in cui gli Stati membri delle Nazioni Unite decideranno se progredire nel negoziato su un Trattato sul commercio di armi, Amnesty International ha lanciato un nuovo, dettagliato rapporto in cui chiede ai leader mondiali di inserire una "norma inderogabile" sui diritti umani.

Il rapporto di Amnesty International, "Sangue al crocevia. Perché occorre un trattato globale sul commercio di armi", è il primo esame approfondito sui parametri e l'ambito di applicazione del trattato in fase di discussione, attraverso nove dettagliati casi di studio di altrettante situazioni in cui il commercio di armi privo di regole ha conseguenze catastrofiche per i diritti umani. Dal conflitto in corso in Darfur alla repressione militare in Myanmar e in Guinea fino all'esplosione della violenza settaria in Iraq, il rapporto mostra come e perché le attuali discrepanze e scappatoie nelle leggi nazionali consentano il verificarsi di violazioni dei diritti umani e spiega perché, senza un'efficace norma sui diritti umani, un Trattato sul commercio di armi potrebbe non essere in grado di proteggere le persone più vulnerabili.

Cina, Russia e Usa sono segnalati nel rapporto, insieme a molti altri, tra quegli Stati che trasferiscono armi verso paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono ben documentate. I casi di studio di Colombia, Costa d'Avorio, Guatemala, Guinea, Iraq, Myanmar, Somalia, Sudan / Ciad e Uganda illustrano chiaramente le ragioni per cui una "norma inderogabile" sui diritti umani è la condizione essenziale per rendere efficace un Trattato sul commercio di armi.

Cina e Russia restano i principali fornitori di armi convenzionali al Sudan, il cui esercito sta usando quelle armi per compiere gravi violazioni dei diritti umani in Darfur. La Russia ha trasferito elicotteri a uso militare e aerei da bombardamento, la Cina ha venduto la maggior parte delle armi e delle munizioni.

In Iraq, dal 2003, il dipartimento alla Difesa statunitense ha finanziato la maggior parte della fornitura, mal diretta e priva di controlli, di oltre un milione di fucili, pistole e armi da fanteria per i 531.000 membri delle forze di sicurezza irachene. Questa fornitura ha contribuito alla massiccia proliferazione di armi e alle violazioni dei diritti umani già in corso ai tempi di Saddam Hussein e ha talora coinvolto figure ambigue della rete internazionale dei trasferimenti. La circostanza che i governi di Iraq, Usa e Regno Unito non siano stati chiamati a rispondere del proprio operato ha fatto sì che le forniture finissero anche nelle mani dei gruppi armati o sul mercato nero.

In Myanmar, nonostante le perduranti e ben note violazioni dei diritti umani commesse dalla giunta militare, Cina, Serbia, Russia e Ucraina hanno fornito mezzi blindati per il trasporto delle truppe, camion, fucili e munizioni. A questo quartetto si è recentemente aggiunta l'India, che ha offerto al governo di Myanmar ulteriori forniture armi.

Il rapporto di Amnesty International denuncia in modo esplicito il proseguimento delle violazioni degli embarghi delle Nazioni Unite sulle armi in Costa d'Avorio, Somalia e Darfur a causa di legislazioni nazionali deboli e della mancanza d'impegno e di competenza di alcuni governi. Questa situazione rende ancora più stringente la necessità di un efficace trattato sulle armi.

" Il tempo per un Trattato sul commercio di armi è adesso. Sessant'anni dopo aver adottato la Dichiarazione universale dei diritti umani, quegli stessi governi possono e devono dare al mondo un accordo efficace sui trasferimenti internazionali di armi, che abbia al centro i diritti umani " - si legge nel rapporto di Amnesty International.

Nel dicembre 2006, al termine di una votazione storica in Assemblea generale, 153 Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione per dare il via ai lavori per un trattato globale sul commercio di armi. Vi è stato un solo voto contrario, quello degli Usa, insieme a 24 astensioni (Arabia Saudita, Bahrein, Bielorussia, Cina, Egitto, Emirati arabi uniti, India, Iran, Iraq, Isole Marshall, Israele, Kuwait, Laos, Libia, Nepal, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Sudan, Siria, Venezuela, Yemen e Zimbabwe).

Tre anni prima, nell'ottobre 2003, Amnesty International, insieme a Oxfam e Iansa (Rete internazionale d'azione sulle armi leggere), aveva lanciato la campagna "Controlarms" per chiedere un Trattato sul commercio di armi in grado di salvare migliaia di vite umane e chiamare a rispondere del proprio operato gli irresponsabili fornitori di armi. La campagna "Controlarms" ha ottenuto il sostegno di oltre un milione di persone in tutto il mondo. In Italia, è stata rilanciata dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dalla Rete Italiana per il Disarmo.

Oltre alla "norma inderogabile" sui diritti umani, Amnesty International chiede che un Trattato sul commercio di armi copra un ambito concreto che includa tutte le armi convenzionali e tutti i tipi di trasferimenti e transazioni associate. Alcuni Stati preferirebbero un trattato applicabile solo alle sette categorie di armi convenzionali offensive principali elencate nel Registro delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali (carri armati da combattimento, veicoli blindati da combattimento, sistemi di artiglieria a largo calibro, aerei da combattimento, elicotteri d'attacco, navi e sottomarini da guerra, missili e lanciamissili). Tuttavia, in questo modo si escluderebbe tutta una serie di altre armi convenzionali potenzialmente letali che, come dimostra il rapporto di Amnesty International, sono comunemente usate per compiere violazioni dei diritti umani.

I nove casi di studio contenuti del rapporto di Amnesty International riguardano:

• Colombia: le forniture di armi leggere alimentano gravi violazioni dei diritti umani;

• Costa d'Avorio: un obsoleto embargo delle Nazioni Unite sulle armi;

• Guatemala: la disponibilità di armi alimenta la criminalità violenta;

• Guinea: le armi vengono impiegate nell'uso eccessivo della forza contro i dimostranti;

• Iraq: l'incessante fornitura di armi leggere peggiora la carneficina e acuisce la disperazione;

• Myanmar: le forniture di armi vengono impiegate per compiere violazioni dei diritti umani;

• Somalia: il continuo afflusso di armi esacerba la catastrofe dei diritti umani:

• Sudan / Ciad: i trasferimenti di armi intensificano gli attacchi in Darfur;

• Uganda: le armi leggere sono usate dai militari per l'uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani.

Diritti Umani, obiettivo scuola

Concorsi, proposte educative, corsi per docenti: è “La scuola dei diritti 2008/2009”

"La scuola dei diritti" presenta i percorsi disciplinari e pluridisciplinari che la Sezione Italiana di Amnesty International propone ai docenti di scuole e istituti di ogni ordine e grado, perprogettare e realizzare interventi di Educazione ai diritti umani da includere nei piani dell'offerta formativa e nei piani di studio personalizzati.

I percorsi consentono a bambini/e e ragazzi/e di sviluppare una maggiore conoscenza della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ( DUDU), approfondendone in classe le singole tematiche.

Tra le novità per l'anno scolastico 2008/2009:

• Il concorso "Adotta un diritto" , rivolto a tutte le classi Amnesty Kids, per festeggiare i 60 anni della DUDU

• I racconti e le proposte educative sui difensori dei diritti umani raccolte nel fascicolo didattico “Storie che cambiano il mondo”

• I corsi per docenti “A scuola di solidarietà” e “Educare ai diritti umani delle bambine e delle ragazze”

• La rete docenti per ricevere via e-mail la newsletter periodica "Articolo 26"

 

 

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