WTO, fallito il Doha round
mancata intesa India Usa causa prima. Urso: al G8 regole chiare per ripartire - 01/08/2006

Il negoziato sul commercio mondiale, Doha round, è fallito dopo estenuanti trattative il 29 luglio scorso. La maggiore delle cause sarebbe la mancata intesa tra India e USA sulle misure di salvaguardia nell'agricoltura. “Le divergenze inconciliabili tra alcuni Stati membri hanno reso impossibile un accordo, ha detto il direttore generale della WTO, Pascal Lamy, ma il Doha round, il ciclo negoziale per la liberalizzazione degli scambi lanciato nel 2001, non è chiuso. Ne discuteremo con i Paesi membri, ma la mia prima reazione non è quella di gettare la spugna e potrei tentare di rilanciarlo. C'erano venti problemi sul tavolo – ha detto Lamy - e ne abbiamo risolti 18, inciampando poi sul diciannovesimo. Abbiamo quindi accumulato materiale per il futuro. Il nostro campo base è ora molto più alto e vicino alla vetta". Il rappresentante indiano ha tuonato: “Gli Usa vogliono favorire i loro interessi commerciali. L'India vuole invece proteggere il livello di vita e la sicurezza dei suoi contadini", quella Usa ha risposto: “India e Cina mettono a rischio i progressi compiuti e l'equilibrio del pacchetto di proposte”.

“Il fallimento del negoziato WTO ''e' una profonda delusione per l'Unione Europea, per la Commissione e per me stesso'' è stato il commento del presidente dell'esecutivo UE, Jose' Manuel Barroso, che ha sollecitato gli Stati membri ad un'analisi del risultato e poi preparare un rinnovato impegno con i principali partner al momento opportuno. ''Abbiamo fatto tutto quello che ci era possibile - ha sottolineato ancora Barroso - per riconciliare i diversi punti di vista e raggiungere un compromesso. Questo fallimento non mette in causa la necessita' di compiere progressi, soprattutto a vantaggio dei paesi in via di sviluppo''.

Anche il negoziatore europeo, Peter Mandelson, uno dei fautori della necessaria soluzione, non nasconde la propria delusione. Secondo Mandelson sia Usa che Cina ed India avevano le loro ragioni, ma è mancata la volontà necessaria per arrivare ad un compromesso. Comunque, sempre secondo Mandelson che lancia una piccola frecciata agli Usa, le liberalizzazioni non possono essere improvvisate ma graduali.

Direttamente interessato dal negoziato, dove l'agricoltura ha giocato, al solito, un ruolo fondamentale, il Ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, ha commentato: "prendo atto del fallimento di una trattativa in cui si è provato in tutti i modi a penalizzare il sistema agricolo italiano e più in generale europeo. E' pur vero che, grazie agli sforzi dei nostri negoziatori, nel corso delle trattative abbiamo portato a casa importanti risultati, in particolare per ciò che concerne l'elenco dei prodotti tropicali. "L'esclusione dei prodotti di Indicazione geografica protetta – ha sottolineato il Ministro - avrebbe però provocato conseguenze drammatiche per tutto il comparto. Non posso non ricordare che per l'agricoltura italiana ed europea le indicazioni geografiche sono un segnale importante e distintivo secondo le qualità delle singole produzioni. Se l'accordo fosse passato, così penalizzando i nostri prodotti, sarebbe passato anche un principio di penalizzazione per il mondo dei consumatori.

Dal canto suo il sottosegretario allo sviluppo con delega sul commercio estero, Adolfo Urso, lancia una proposta: “occorre una governance della globalizzazione, regole e garanzie di reciprocità”. Su queste basi, secondo Urso, può costruirsi il libero scambio internazionale del futuro.

 
 

Indietro Home