“100 statistiche per il Paese Indicatori per conoscere e valutare”
in pillole le parti di nostro interesse della prima edizione ISTAT 08/05/08

Istruzione

In Italia nel 2005 l'incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 4,4%, ampiamente al di sotto della media dell'Ue27 (5,1% nel 2004). Nel 2007 il 48,2% della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come titolo di studio più elevato la licenza della scuola media inferiore, valore distante dalla media Ue27 (30% nel 2006), che ci colloca nelle ultime posizioni insieme a Spagna, Portogallo e Malta. Nell'anno scolastico 2005/06 la quota di giovani che abbandona al primo anno gli studi superiori, senza completare dunque l'obbligo formativo, è del 11,1%. Forti i differenziali territoriali: è il Friuli-Venezia Giulia la regione con quota di abbandoni più contenuta (6,2%) mentre i valori più elevati si rilevano in Sicilia e in Campania, dove rispettivamente 15 e 14 studenti su 100 non completano il percorso dell'obbligo formativo. Nel 2007 poco più del 75% dei giovani italiani in età 20-24 anni ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, valore che colloca l'Italia al di sotto della media Ue. In ambito comunitario sono alcuni Paesi di recente ingresso quelli che presentano i più elevati tassi di scolarizzazione superiore (in Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia 9 studenti su 10 hanno conseguito almeno il diploma superiore). In Italia circa il 41% dei giovani in età 19-25 anni risulta iscritto a un corso universitario nell'anno accademico 2005/06.

Mercato del lavoro

Nel 2007 in Italia è occupato il 58,7% della popolazione nella fascia di età 15-64 anni. Permangono notevoli le differenze di genere: le donne occupate sono il 46,6%, gli uomini il 70,7. Il tasso di occupazione è cresciuto nel 2007 di 0,3 punti percentuali. Nonostante la tendenza all'incremento i livelli dell'occupazione nazionale restano distanti dai traguardi fissati a Lisbona e ben al di sotto delle medie europee, soprattutto per quando riguarda la componente femminile. Nel 2007 il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 33,8%; già nel 2006 l'Italia si collocava tra ultime posizioni della graduatoria europea. Il nostro Paese è, inoltre, tra quelli che presentano il più ampio divario tra il tasso di occupazione di questo segmento specifico di popolazione e quello delle fasce di età centrali a conferma del fatto che il nostro mercato del lavoro si caratterizza per la marginalizzazione di alcuni segmenti della popolazione. Nel 2006 il tasso di attività della popolazione tra i 15 e i 64 anni nell'Unione europea è pari al 70,2%. L'Italia, con il 62,7% e con valori in calo nel 2007 (62,5%), si colloca al terzultimo posto della graduatoria a 27 paesi. Risultano determinanti le disparità di genere (nel 2007 il tasso di attività maschile è pari al 74,4%, quello femminile al 50,7%) e quelle territoriali (il valore massimo si registra in Emilia-Romagna con un tasso del 72,4%, il più basso in Campania con il 49,3%). In Italia il tasso di disoccupazione è diminuito nel corso del decennio 1998-2007 di 5,3 punti percentuali, attestandosi a fine periodo al 6,1%; già nel 2006 era di circa 1 punto percentuale e mezzo inferiore a quello medio dei paesi Ue27. Permangono le differenze di genere (tasso di disoccupazione femminile pari al 7,9 a fronte del 4,9 degli uomini) e territoriali (Mezzogiorno 11%). Sempre nel 2007 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 20,3% (di circa 14 punti superiore al tasso totale di disoccupazione). Le differenze di genere si mantengono rilevanti: il tasso di disoccupazione giovanile delle donne italiane (23%) supera quello maschile di oltre 5 punti percentuali. Il confronto europeo conferma la gravità del problema. Nello stesso anno la disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) riguarda nel 2007 il 47,4 dei disoccupati nazionali; valori ancora superiori alla media Ue ma in netto miglioramento rispetto all'anno precedente. Nel 2005 in Italia la quota di unità di lavoro irregolari raggiunge il 12,1% con notevoli differenze territoriali: nel Mezzogiorno quasi un lavoratore su cinque può essere considerato irregolare, mentre al Centro-Nord soltanto uno su dieci. In particolare, la Lombardia è la regione con la quota di lavoro irregolare più bassa (7,8%), la Calabria quella con la quota più alta (26,9%).

Turismo

Su scala nazionale il flusso dei clienti registrato nel 2006 nel complesso degli esercizi ricettivi è stato pari a poco meno di 94 milioni di arrivi e 370 milioni di presenze, con un periodo medio di permanenza di quasi 4 notti. Si è rafforzata la ripresa dell'attività turistica (arrivi +5,3% e presenze +3,2% rispetto all'anno precedente), soprattutto per effetto della componente straniera. Dal confronto con i paesi dell'Unione europea secondo la permanenza media dei clienti negli esercizi ricettivi, per il 2006 l'Italia si colloca nelle prime posizioni con Grecia e Bulgaria (circa 4 notti di permanenza media), preceduta da Malta, Cipro (oltre 6 notti) e Danimarca (4,7 notti). La Spagna e l'Austria seguono il nostro Paese, con un periodo medio di notti spese negli esercizi ricettivi rispettivamente pari a 3,8 e a 3,7, mentre gli altri paesi presentano valori che variano tra 2,5 e 3 notti di permanenza media.

Ambiente

Nel 2005, in Italia si spendono in media per finalità ambientali 450 euro per abitante, con fortissime disparità regionali (si va da oltre 700 euro nelle province autonome di Bolzano e Trento ai 380 euro in media nel Mezzogiorno). Nel 2006, l'incidenza della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sui consumi interni lordi non raggiunge il 15%, valore sostanzialmente in linea con la media europea. Benché le politiche comunitarie incoraggino lo smaltimento per incenerimento e termovalorizzazione, nel 2006 in Italia sono stati smaltiti rifiuti poco meno di 70 kg di rifiuti urbani per abitante utilizzando tale modalità, un valore sensibilmente più basso di quello che si riscontra nella media europea.

Cultura

Nel corso del 2005 in media le famiglie italiane hanno destinato ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) il 6,9% della spesa complessiva per consumi finali. La quota destinata ai consumi culturali – già inferiore a quella media europea – è diminuita rispetto all'anno precedente e colloca l'Italia al quint'ultimo posto nell'Unione. In Italia, ogni anno vengono stampate in media 4,5 copie di opere librarie per ogni abitante, ma solo il 44,1% degli italiani (6 anni e più) ha letto nel corso del 2006 almeno un libro nel tempo libero. Circa un italiano su due non legge alcun quotidiano o lo legge in modo assolutamente occasionale. Nel 2006, il 40% delle famiglie italiane e il 49% di quelle europee disponevano di un proprio accesso alla rete web da casa. Quanto alla fruizione culturale, nel 2007, il 43% degli italiani di i 6 anni e più che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi, ha letto o scaricato on line libri e giornali e/o riviste. Nel 2007 più di un quinto degli italiani che utilizza Internet, ha ascoltato la radio in linea guardato programmi televisivi tramite web. Sempre nel 2007, solamente un terzo degli italiani con almeno quindici anni di età ha dichiarato di aver visitato almeno un sito museale o un'esposizione temporanea nel corso degli ultimi dodici mesi – valore che colloca il nostro paese al diciannovesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi dell'Unione europea.

Qualità della vita

Nel 2005 in Italia la speranza di vita libera da disabilità calcolata per le persone di 15 anni è pari a 63,5 anni per le donne e a 60,5 anni per gli uomini. In Italia nel 2006 gli individui relativamente poveri sono 7 milioni 537 mila e corrispondono a quasi il 13% del complesso della popolazione. Si tratta di 2 milioni 623 mila famiglie, l'11% del totale. Le disuguaglianze nella distribuzione del reddito sono più elevate che nella maggior parte dei paesi europei. A livello regionale, la distribuzione più diseguale si rileva in Calabria, Sicilia e Campania. In Italia il tasso di motorizzazione (autovetture circolanti ogni 1.000 abitanti) è uno dei più alti del mondo ed è passato da 501 autovetture ogni 1.000 abitanti nel 1991 a 598,4 nel 2006, con un incremento medio annuo pari all'1,3%. Nel 2006 nei comuni capoluogo di provincia i metri quadrati di verde urbano per abitante sono pari a 48,3. Gli italiani di 3 anni e più che praticano sport sono oltre 17 milioni, poco più del 30% della popolazione nella stessa fascia di età: il 20% si dedica allo sport in modo continuativo, il 10% saltuariamente. Coloro che pur non praticando uno sport svolgono un'attività fisica sono 16 milioni, mentre i sedentari sono oltre 23 milioni, il 41% della popolazione di interesse.

Servizi essenziali

Nel 2004 i Comuni italiani che hanno attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l'infanzia sono appena il 39% del totale; solo l'11,3% bambini in età 0-3 anni fruisce di questi servizi. Nel 2005 in Italia la quota di anziani che fruisce dei servizi di assistenza domiciliare (ADI) è pari al 2,9%. Forti i differenziali tra le regioni: più di 5 anziani su cento nel Nord-est; meno di 2 nel Mezzogiorno. In particolare, la quota di anziani che usufruiscono dei servizi ADI è massima in Friuli - Venezia Giulia (7,9%) e in Emilia-Romagna (5,4%), mentre è minima in Valle d'Aosta (0,1%) e in Sicilia (0,8%). Anche se nel corso degli ultimi cinque anni l'Italia ha ridotto il ricorso allo smaltimento in discarica a favore di altre modalità di gestione, con un valore di 325 kg di rifiuti per abitante si colloca nel 2006 ancora significativamente al di sopra della media europea. Nello stesso anno solo un quarto dei rifiuti solidi urbani prodotti risulta avviato a raccolta differenziata e la quantità di frazione umida trattata in impianti di compostaggio per la produzione di compost di qualità (una misura della capacità di recupero della materia proveniente dalla raccolta differenziata delle diverse frazioni merceologiche organiche e biodegradabili) si attesta intorno al 22%. Nel 2005, in media solo il 70% dell'acqua immessa nelle reti idriche destinate al consumo umano viene erogata agli utenti finali. Nello stesso anno la quota di popolazione equivalente servita da depurazione (misura del trattamento dei reflui urbani) si attesta al 63,5%.

 
 

Indietro Home