Ricerca Makno sull'immigrazione in Italia
iniziativa nell'ambito del convegno “Gli immigrati: chi sono, come ci vedono, come li vediamo”, emersa l a complessità del fenomeno -30-04-08

Il problema del fenomeno dell'immigrazione è la sua complessità, in cui si rischia di perdersi o di uscirne attraverso nocive semplificazioni. Lo ha spiegato il ministro dell'Interno Amato al convegno 'Gli immigrati: chi sono, come ci vedono, come li vediamo', che si è tenuto presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati.
Nell'incontro è stata presentata la 'Ricerca sociale sull'immigrazione in Italia' , curata da Makno e Consulting per il ministero dell'Interno,

La Ricerca “in pillole “

Le prime 11 nazionalità presenti in Italia, per dimensioni numeriche, sono: albanesi, rumeni, marocchini, filippini, ucraini, tunisini, senegalesi, cinesi, indiani, egiziani e polacchi. La maggior parte degli immigrati vive in Italia da più di 5 anni ( il 53,9% che corrisponde a 1milione e 100 mila persone). Una quota “consistente” tra gli immigrati è composta da persone dotate di un'istruzione medio-alta ed una quota “notevole” da persone con un'istruzione superiore. Il 27% degli immigrati parla italiano in casa, il 30% parla italiano con i figli. Tre immigrati su quattro ritengono di saper parlare (molto o abbastanza bene) l'italiano. Il 60% degli immigrati conosce anche un'altra lingua (inglese, francese), oltre alla propria ed all'italiano. Tre immigrati su quattro hanno dichiarato, al momento dell'intervista, di avere un lavoro; mentre il restante 25% è in cerca di un lavoro (studenti, casalinghe etc). Tra quelli che hanno un'occupazione, la maggior parte ha un contratto regolare; il 25% è pagato ad ore; il 16% svolge un'attività autonoma; il 5% non risponde (potrebbe trattarsi di lavoratori in nero, stimabili dal campione in 76mila). Le mansioni più diffuse tra gli immigrati sono: operaio, badante, colf a ore, cameriere. Tra le professioni autonome: negoziante, ristoratore, artigiano. Il 35% non risponde alla domanda “quanto guadagni al mese?”; dato non sorprendente, visto che la stessa reticenza sul tema è espressa anche dagli italiani. Il 10% sostiene che il proprio guadagno dipende da quanto lavoro riesce a trovare, nel corso del mese. Tra coloro che rispondono indicando una cifra di guadagno, invece, nessuno va oltre i 1.100 euro mensili. I più si attestano, però, tra gli 800 e i 1100 euro. Il 44% degli immigrati vive con la propria famiglia: la presenza della famiglia è, come dice la Caritas, un indice di stabilizzazione. Il 30% divide l'appartamento con amici e/o parenti; il 17% con altre persone; il 10% vive da solo. In 3 famiglie su 4 sono presenti dei figli, generalmente 1 o 2. Più della metà di esse (53% ) ha figli nati in Italia. (circa 620mila bambini). Il 15% degli immigrati dichiara di non avere, praticamente, tempo libero durante la settimana lavorativa. Oltre l'85% degli immigrati intervistati dichiara di trovarsi bene in Italia. Oltre ¼ degli immigrati intende rimanere nel nostro Paese per tutta la vita; circa la metà, invece, vorrebbe tornare nel Paese d'origine. Il 20, 21% non ha progetti per il futuro. Alla domanda “Cosa pensano gli immigrati degli italiani” le risposte più frequenti sono state: brava gente; ti aiutano se capiscono che sei sincero; sono attenti all'educazione dei figli; rispettano gli anziani; non capiscono la cultura e le tradizioni del mio paese. Alla domanda “Cosa pensano gli immigrati degli immigrati” le risposte più frequenti sono state: preferiscono stare tra gente dello stesso paese; si impegnano a imparare la lingua; non capiscono che bisogna rispettare le leggi italiane. Sul tema della “cittadinanza italiana” la maggior parte degli immigrati (diversamente dagli italiani) sa che sono 10 gli anni necessari per chiedere la cittadinanza sulla base della legge vigente. Sul totale degli intervistati, il 55% dice di essere interessato a chiedere la cittadinanza, il 20% di non esserlo, mentre il 25% è indeciso. L'interesse a chiedere la cittadinanza è più alto tra gli immigrati dell'America latina e dell'Africa. La motivazione principale dell'interesse è costituita dal: non dover più chiedere il permesso di soggiorno; avere gli stessi diritti degli italiani; avere la possibilità di trovare un lavoro più qualificato; desiderio di sentirsi integrato. Chi, invece, non è interessato alla cittadinanza italiana, dice di volere tornare in patria , prima o poi. Solo ¼ degli immigrati conosce la proposta di legge Amato sulla cittadinanza (DL 4 agosto 2006).; di questi, la metà ritiene giusti i criteri di base previsti nel testo. Maggiori consensi anche tra gli adulti immigrati incontra la parte della proposta relativa alla cittadinanza per i bambini stranieri nati in Italia.

Cosa pensano gli italiani degli immigrati e dell'immigrazione

Negli ultimi anni l'immigrazione ha prodotto tra gli italiani un sentimento di contrarietà e ostilità. Il cittadino italiano si sente spesso prevaricato, perché ha la sensazione che le regole che valgono per lui (fiscali, giuridiche, sociali, culturali) non valgono anche per gli stranieri. Sostanzialmente il disagio degli italiani è dettato dal fatto che la presenza di altri utenti abbia peggiorato la qualità dei servizi, la disponibilità di alloggi, la qualità dei trasporti. In sintesi, le risorse per la comunità, già insufficienti, risultano oggi ancora più inique, essendo aumentato il bacino di utenza. Non è quindi un problema di razzismo, quanto di percezione relativa alla distribuzione delle risorse. Poi c'è la questione sicurezza: secondo il pensiero comune, ai nostri delinquenti si sono aggiunti quelli provenienti dagli altri paesi. Influisce a tal fine il “bombardamento mediatico” che tende ad esaltare il sensazionalismo della cronaca nera associata all'immigrazione. Del tutto assente, invece, dalla cronaca sono gli altri volti dell'immigrazione: quella che lavora, produce, contribuisce al bilancio dello Stato e che, spesso e volentieri, subisce anche episodi di violenza e cronaca nera. Le considerazioni positive sugli immigrati provengono, infatti, per lo più da chi ha contatti con gli immigrati stessi, magari perché ha alle sue dipendenze una colf o una badante in casa. Gli italiani pensano che gli immigrati siano una risorsa per il mercato del lavoro ma, accettando compensi e incarichi sottopagati, abbassano i livelli salariali di tutti gli altri. Tra le religioni presenti, i musulmani sono percepiti come i più pericolosi. L'essere regolarizzati è la condizione necessaria per avvicinare gli italiani agli immigrati. Le opinioni sulle nazionalità presenti in Italia: gli slavi, gli albanesi e i rumeni sono le nazionalità verso le quali gli italiani fanno le valutazioni più negative ed ostili. I rom determinano fastidio e si ha paura dei nordafricani. Affinché un immigrato possa essere ritenuto integrato, gli italiani ritengono fondamentale che lo straniero abbia: un lavoro; un alloggio dignitoso; la volontà di adeguarsi alle leggi dello Stato; il rispetto della cultura e delle usanze italiane; la conoscenza della lingua.

 

 

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