ISTAT: alcuni indicatori demografici
dall'ASCA- 07/02/2008

Nel 2007 la popolazione residente supera i 59,5 milioni

Nel corso del 2007 la popolazione residente sul territorio nazionale cresce di oltre 395 mila unita', pari a 6,7 per mille abitanti, superando la soglia dei 59 milioni e mezzo di abitanti. E' quanto si legge nelle stime dei principali indicatori demografici rese note dall'Istat. Per prevalente effetto dei saldi migratori la crescita totale e' positiva soprattutto nel Nord-est (9,4 per mille) cui seguono il Centro (9,0) e il Nord-ovest (7,6). Ma anche nel Sud e nelle Isole, per via dell'ondata migratoria a cui si accompagna anche un saldo naturale con segno positivo, la crescita totale della popolazione risulta consistente: rispettivamente 3,5 e 2,2 per mille. Su base territoriale, la popolazione residente aumenta in tutte le regioni all'infuori della Liguria (-0,1 per mille), penalizzata da una dinamica naturale negativa (-5,3) non sufficientemente compensata da quella migratoria (5,2), e della Basilicata (-2,2), dove entrambe le componenti del saldo presentano segno negativo. L'incremento demografico si presenta, al contrario, particolarmente accentuato in Trentino-Alto Adige (10,3 per mille) e in Emilia-Romagna.

Calano i matrimoni, aumentano le coppie di fatto
Anche nel 2077 più nascite che decessi.

La dinamica naturale (nascita-decessi), in conseguenza dei comportamenti demografici stimati per il 2007 dall'Istat, registrerebbe un dato positivo di circa 6 mila 500 unita'. Se tale stima risultera' confermata dai dati definitivi, il 2007 costituirebbe per il Paese il secondo anno consecutivo di crescita naturale positiva (+2.118 nel 2006) dopo un periodo piuttosto prolungato, avviatosi dal 1992, durante il quale, tranne la parentesi eccezionale del 2004 (+15.941), erano stati comunque i decessi a superare le nascite. In attesa di dati consolidati, il dato provvisorio per le nascite si aggira intorno alle 563 mila unita', oltre 3 mila in piu' rispetto al 2006, con un tasso di natalita' pari a 9,5 per mille abitanti. La stima per i decessi, invece, e' di circa 557 mila unita', un migliaio in meno rispetto al 2006, con un tasso di mortalita' del 9,4 per mille.
A livello territoriale la dinamica naturale si presenta come di consueto differenziata. Le regioni del Nord-ovest e del Centro sono caratterizzate da un saldo naturale negativo, rispettivamente -0,4 e -0,5 per mille abitanti. Nel Nord-est nascite e decessi si equivarrebbero (9,7 per mille) dando luogo a una crescita naturale nulla. Tuttavia, fatto di rilevanza storica, il Nord-est si collocherebbe come area del Paese a piu' alta natalita', davanti sia al Sud (9,6) sia alle Isole (9,4).
Le ripartizioni del Sud e delle Isole, nonostante il declino della natalita', mantengono dal loro canto il ruolo di serbatoio naturale del Paese, potendo contare, per via di una mortalita' inferiore (rispettivamente 8,5 e 9,1 per mille), su di un saldo naturale positivo nella misura, rispettivamente, dell'1,1 e dello 0,3 per mille.
Rispetto al quadro delineato per le ripartizioni geografiche si evidenziano situazioni di eccezionalita' che riguardano alcune importanti regioni. Ad esempio, nel Nord-ovest, il saldo naturale e' positivo in Lombardia (1,2 per mille), mentre nel Centro lo e' per il Lazio (1,0 per mille).
Viceversa, nel Mezzogiorno, il saldo naturale risulta negativo nelle quattro regioni meno popolose e a piu' forte invecchiamento: dall'Abruzzo (-1,6 per mille) al Molise (-2,5), dalla Basilicata (-1,4) alla Sardegna (-0,3).
Aumenta la durata media della vita
Nonostante un profilo strutturale della popolazione sempre piu' invecchiato, le stime dei comportamenti demografici relative al 2007 testimoniano che si conferma il processo di progressiva crescita della durata media della vita e si mantiene stabile, rispetto al 2006, la propensione ad avere figli, sostenuta in maniera sempre piu' significativa da madri residenti al Centro-nord e sempre meno da madri residenti nel Mezzogiorno.
Si mantiene positivo il saldo migratorio, confermando le caratteristiche di attrattivita' del Paese per cittadini neo-comunitari ed extra-comunitari. In virtu' di questi fattori la popolazione nel complesso aumenterebbe e, a fine 2007, potrebbe oltrepassare la soglia dei 59 milioni e mezzo di residenti. L'invecchiamento della popolazione in termini relativi e' da attribuire all'eccezionale longevita' degli italiani. Anche nel 2007 la popolazione ha beneficiato di ulteriori progressi di sopravvivenza. La stima della speranza di vita alla nascita e' pari a 78,6 anni per gli uomini, mentre supera gli 84 anni per le donne (84,1). Rispetto al 2006 la crescita e' di 0,3 e 0,2 anni, rispettivamente per uomini e donne.
Continua cosi' ad assottigliarsi la differenza tra i generi; era pari a 6,9 anni nel 1979, anno di massimo storico, e si e' ridotta a 5,5 nel 2007. Nel panorama internazionale ben pochi Paesi sono ai livelli di sopravvivenza dell'Italia.
Sulla base delle ultime stime Eurostat, gli uomini italiani risulterebbero secondi in Europa soltanto agli svedesi (78,9), ma davanti a olandesi (77,9) e irlandesi (77,6). Lo stesso dicasi per le donne, seconde soltanto alle francesi (84,4) ma davanti a spagnole (83,9) e svedesi (83,1). Le regioni italiane piu' longeve nel 2007 sono, per gli uomini, l'Umbria (79,6 anni), le Marche (79,5), la Provincia autonoma di Bolzano (79,4) e la Toscana (79,3); per le donne, le Marche (85,2 anni), le Province autonome di Trento (85,1) e Bolzano (80,0), e l'Umbria (84,8). Su livelli minimi si trova, per gli uomini, la Campania (77,4 anni) con un divario superiore al mezzo anno nei confronti delle regioni che immediatamente la precedono, Sardegna (78,0) e Sicilia (78,1). Tra le donne, solo Campania e Sicilia (82,9 entrambe) detengono una speranza di vita alla nascita inferiore agli 83 anni. I valori minimi di sopravvivenza di uomini e donne delle regioni del Mezzogiorno sono, in ogni caso, ben superiori alle corrispondenti medie europee (rispettivamente 74,5 e 80,9 le stime dell'area Ue27 per il 2007), a testimonianza dell'elevato livello di longevita' conseguito in ogni zona del Paese.

I 65enni sono il 20% della popolazione, i minorenni il 17%

All'inizio del 2007 gli individui con 65 anni e piu' rappresentano il 20% della popolazione (erano il 17% nel 1997), mentre i minorenni sono soltanto il 17% (18% nel 1997). I giovani fino a 14 anni sono il 14% (15% nel 1997), la popolazione in eta' attiva, 15-64 anni, e' pari ai due terzi del totale (68% nel 1997). E' quanto si legge nelle stime anticipatorie dei principali indicatori demografici rese note dall'Istat. Mentre l'eta' media della popolazione sfiora i 43 anni, aumentando di due anni rispetto al 1997, il rapporto tra vecchie e giovani generazioni raggiunge il 142% contro il 119% del 1997. Sul fronte dell'invecchiamento della popolazione l'Italia detiene una posizione decisamente di punta nel panorama europeo. Possiede infatti, insieme alla Germania (20% contro il 17% della media dei Paesi Ue27), il primato di ultrasessantaquattrenni sul totale dei residenti e quello, in negativo (14% contro il 16% della media Ue27), di bambini fino a 14 anni di eta', insieme a Germania e Grecia. Anche il peso degli over 65 sulla popolazione in eta' attiva e' da record, pari al 30% (era il 24% nel 1997) contro una media europea del 25%. Il progressivo invecchiamento della popolazione e' caratteristica comune a tutto il territorio nazionale: la regione dove risiede il maggior numero di anziani ultrasessantaquattrenni e' la Liguria , con il 27%, quella dove risiede il maggior numero di minorenni e' la Campania con il 21%.
Le ingenti migrazioni dall'estero degli ultimi anni producono l'effetto, per il momento, di riequilibrare leggermente la struttura per eta' della popolazione in favore delle classi di eta' giovanili e adulte. Gli stranieri residenti nel Paese - al 1* gennaio 2007 all'incirca 2 milioni 940 mila unita' pari al 5% della popolazione complessiva - hanno eta' media di soli 30,9 anni.
Una struttura per eta', quindi, giovane se confrontata con quella dei residenti in complesso, quella cioe' composta da italiani e stranieri (42,8 anni) e, in misura maggiore, se confrontata con quella dei soli residenti di cittadinanza italiana (43,5 anni). Circa un residente straniero su due ha un eta' compresa tra i 18 ed i 39 anni (49%); oltre uno su cinque e' minorenne (23%). Per il resto si registra una significativa percentuale di adulti di eta' compresa tra 40 e 64 anni (26%), mentre la percentuale di 65enni e piu' e' relativamente modesta (2%). Rapportando la popolazione straniera al complesso della popolazione residente secondo le varie classi di eta', risulta che nelle classi piu' giovani si riscontra un'incidenza piu' elevata: a fronte di una media generale del 5%, si registra un'incidenza del 6,6% tra i minorenni e del 8,4% per gli individui di eta' compresa tra i 18 ed i 39 anni. Per gli adulti di eta' compresa tra i 40 ed i 64 anni l'incidenza e' soltanto del 3,8%, mentre per gli anziani e' assai piu' m odesta e pari allo 0,5%.
 

 

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