La strage dei bambini: 26mila morti al giorno "Ma potremmo salvarli"
Fonte: da La Repubblica - 23-01-2008

CRISTINA NADOTTI

Dal 1990 a oggi quasi un terzo dei 50 Paesi meno sviluppati al mondo ha ridotto i tassi di mortalità infantile di almeno il 50%. Prima di rallegrarsi del dato confortante, tuttavia, il rapporto annuale Unicef sulla condizione dell'infanzia nel mondo, presentato ieri, invita ad andare oltre le statistiche e a considerare quanto il risultato globale nasconda differenze drammatiche tra le diverse nazioni e, soprattutto, la colpevole mancanza di una strategia globale chiara. Ci sono Paesi come Cuba, Sri Lanka e Siria che hanno ottenuto risultati egregi nella riduzione della mortalità infantile. E nazioni come l'Afghanistan, la Sierra Leone e l'Angola dove, nonostante l'impegno della comunità internazionale, le conseguenze dei conflitti si protraggono per molti anni anche dopo la fine delle ostilità.

Il dato globale è che in media ogni giorno muoiono 26mila bambini sotto i cinque anni, e se si guarda dietro le cifre si scopre che molte delle vite che quel numero rappresenta si sarebbero potute salvare con quelle che l'Unicef ha definito «misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili». L'allattamento esclusivo al seno, le vaccinazioni , l'utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi, la somministrazione di integratori di vitamina A sono le «azioni minime» con le quali negli ultimi anni si sono ottenuti i migliori risultati per ridurre la mortalità infantile".

Eppure è ancora forte l'azione delle lobby che impongono il latte in polvere e alcuni interventi finanziano progetti smisurati per debellare la malaria, quando si spenderebbe meno e si otterrebbero risultati migliori a distribuire, ma subito, zanzariere che costano poco. È come se ci fosse uno scollamento tra quel che viene fatto con difficoltà nelle aree di crisi e le decisioni prese a monte. Il risultato è che l'obiettivo di sviluppo del millennio, che prevede la riduzione dei 2/3 della mortalità infantile entro il 2015, di questo passo è un miraggio. Secondo l'Unicef, che sottolinea come sia ancora l'Africa sub-sahariana l'area in cui gli interventi sono più urgenti, l'esperienza dimostra che due sono le cose da fare più urgentemente. La prima è coinvolgere di più i governi dei singoli Paesi e integrare e rendere più coerenti le azioni delle diverse istituzioni (donatori, comunità locali, ong). La seconda priorità è aumentare l'utilizzo delle «misure salvavita semplici», integrandole tra di loro e distribuendole in modo capillare. Il tutto a costi bassi: si è stimato che nell'Africa sub-sahariana l'applicazione di questi interventi essenziali ridurrebbe la mortalità infantile del 30% e avrebbe un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di solo 2 dollari pro capite.

 

 

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