Competitività, l'Italia non decolla
L'annuale analisi del World Economic Forum ci pone al 46° posto nel mondo - 08/11/2007

L'Italia in crescita solo apparente. E' il responso dell'annuale graduatoria del WEF, World Economic Forum, sui livelli di competitività nel mondo. Eravamo 47° tre anni fa, siamo 46° oggi. Poco cambia, anzi forse nulla, poiché l'indice di competitività resta fermo al 4,4%. Ben altra situazione per USA, Svizzera, Danimarca, Svezia e Germania che in questo stesso ordine dominano quartieri alti. Qualche problemino per Gran Bretagna e Francia che perdono rispettivamente sette e tre posizioni. LA Gran Bretagna retrocede al 9° e la Francia al 18° posto. Stabili l'Olanda 10° e la Spagna 29°, mentre perde qualcosa la Grecia, dal 61° al 65° e acquista il Portogallo, dal 43° al 40°. A penalizzare il trend italiano è la fragilità economica (alto debito e deficit), in base a questo elemento siamo addirittura 118°, scarsa efficienza nel mercato del lavoro (128°), carenza infrastrutturale (71°), ma a sorpresa andiamo piuttosto meglio in sanità ed educazione primaria, diffusione delle tecnologie e livello di sofisticazione del sistema delle imprese, per i quali occupiamo rispettivamente il 25°, 27° e 24° posto.

L'analisi del WEF fonda la sua autorevolezza sulle istituzioni e le imprese che in proposito sono consultate, dal l'FMI alla Banca Mondiale, dall'OCSE all'Università di Harvard fino ai titolari delle maggiori aziende nazionali. E proprio i nostri grandi manager hanno individuato nei seguenti elementi i malanni dell'economia italiana: inefficienza dell'amministrazione pubblica, inadeguatezza infrastrutturale, alto grado tributario, rigidità delle norme sul mercato del lavoro, difficile accesso al credito, carenza di manodopera qualificata e, manco a dirlo instabilità politica.

 
 

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