L'Europa riparte da Lisbona
Approvazione poltica per il nuovo Trattato. Europarlamento: 73 seggi per l'Italia 22-06-07

Nella notte del 19 ottobre scorso l'annuncio dell'accordo tra i leader dei Ventisette paesi della UE sul nuovo Trattato europeo. Una ventata di ritrovato ottimismo promossa dunque da politica e istituzioni dopo che, due anni fa, i referendum popolari di Francia e Olanda sul testo di Costituzione avevano avuto esito negativo. Per molti si chiude una crisi, certo è si è difronte ad una pagina importante che pone le basi per il rilancio dell'Unione.

Il nuovo Trattato, che sostituisce il fallito progetto costituzionale, sarà formalmente approvato, con la firma ufficiale a Lisbona il prossimo 13 dicembre. Il documento si aggiungerà ai Trattati esistenti, modificandoli in parte. Per arrivare a ciò occorrerà la ratifica dei Parlamenti nazionali. Il Trattato di Lisbona entrerà in vigore nel gennaio del 2009.

Il testo dell'accordo conferma la figura del Presidente della UE in carica per due anni e mezzo e l'istituzione della figura di Alto Rappresentante per la politica estera europea, che presiederà le riunioni europee dei Ministri degli Esteri e resterà in carica cinque anni con inoltre la funzione di Vicepresidente della Commissione.

A partire dal 2017, dopo una transizione di 3 anni, entrerà in vigore il sistema del voto a doppia maggioranza (nelle decisioni assunte a maggioranza occorrerà il voto del 55% degli Stati membri in rappresentanza del 65% della popolazione). Su questo punto la Polonia ha chiesto e ottenuto la “Clausola di Ioannina", che prevede una tutela per lo Stato che sia messo in minoranza su una decisione d'interesse nazionale.

La carta dei Diritti Fondamentali dovrebbe godere di valore giuridico vincolante nei diversi Stati dell'Unione, con un richiamo esplicito nel testo del Trattato (dovrebbe inoltre rappresentare un protocollo allegato). Eccezione per Inghilterra e Polonia: le loro legislazioni, dunque, non saranno vincolate dalla Carta.

Al termine della trattativa decisioni importanti hanno riguardato la distribuzione dei seggi del Parlamento e l'Italia in particolare. Rispetto alla prima risoluzione che prevedeva 72 seggi per il nostro Paese, 2 in meno della Francia e uno in meno della Gran Bretagna, ha vinto un compromesso che ce ne assegna 73 seggi. Una verifica della ripartizione avverrà non prima del 2014.

 

 

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