Conferenza sul clima: allarme ma c'è anche chi non la pensa così
La giusta via del Presidente Napolitano: l'Europa parli con una voce sola

di Gavino Deruda - 14/09/07

La Conferenza sui mutamenti climatici del 12 e 13 settembre a Roma, presso la FAO, ha fatto emergere ampie diversità di vedute tra la relazione del Ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraio Scanio e alcuni rappresentanti del mondo scientifico. E fa specie, poiché nel dibattito in atto a livello internazionale è forse la prima volta che si viene a delineare con forza una sorta di fronte del no in opposizione agli allarmi lanciati, e non solo dal Ministro Pecoraro Scanio.
Franco Battaglia, docente di chimica ambientale all'Università di Modena, ad esempio, è sostenitore della tesi secondo cui l'aumento delle temperature sia dovuto a cicli naturali del sistema solare. Battaglia sostiene come l'attualità abbia già avuto precedenti nel 1700 e nel 1940 e in assenza di anidride carbonica. Se la causa oggi fosse l'anidride carbonica - afferma - non basterebbe certo fermarsi ad una riduzione del 2% ma occorrerebbero misure ben più drastiche. Per Battaglia, insomma, l'allarme è frutto di teorie demagogiche attraverso cui si vuole spingere per il finanziamento pubblico alle "fallimentari" fonti rinnovabili.
E' in compagnia il professor Battaglia. Anche il professor Giuliacci, fisico dell'atmosfera, imputa al sole l'aumento delle ondate di calore. Secondo Giuliacci più che previsioni a lungo raggio bisogna pensare al dopo petrolio che nel 2100 sarà probabilmente esaurito. Soluzioni: su tutte il ritorno all'energia nucleare e la diffusione di quelle rinnovabili.
Certo i dati del Ministro Pecoraro Scanio non possono non far riflettere: assieme a Grecia e Spagna l'Italia è il Paese che più risulta esposto ai mutamenti del clima e all'aumento delle temperature. Un aumento di ben quattro volte superiore al resto del pianeta. A ciò il Ministro aggiunge la diminuzione del 5% delle piogge rispetto al secolo scorso e l'avanzamento della questione siccità dal Sud fino alla pianura padana. Soluzioni? Taglio delle emissioni di anidride carbonica e opere di prevenzione come la lotta all'erosione delle spiagge.
Altri dati: la desertificazione interessa già l'11% del nostro Paese e il 52% in proiezione futura. Tra le regioni a rischio spiccano Lazio, Toscana e Umbria fino a qualche anno fa non considerate. I ghiacciai si sono ridotti del 20% e la temperatura alpina è già cresciuta di un grado e mezzo dall'ultimo secolo. L'emissione di gas serra è stata ridotta dell'1,5%, ma l'obiettivo di Kyoto è pari al -6,5% entro il 2012.
Tra le diverse teorie, e qualche polemica, giusto segnalare l'indirizzo espresso dal Presidente della Repubblica Napolitano: "L'Europa parli con una sola voce".

DOCUMENTI:
Conclusioni Conferenza Nazionale Cambiamenti Climatici - Roma, 12 e 13 settembre 2007 
 

 

 

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