Eurispes: l'Italia tra 2,5 milioni di poveri e altrettanti potenziali
Presentata la ricerca "Problemi di famiglia. Senza rete: la famiglia italiana di fronte alla crisi del welfare"

2 milioni e mezzo di nuclei familiari a rischio povertà, l'11% delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone. E' quanto emerge dalla ricerca Eurispes "Problemi di famiglia. Senza rete: la famiglia italiana di fronte alla crisi del welfare" presentata il 12 luglio scorso. In totale tra chi rischia la povertà e chi già è tra gli indigenti siamo a quota 5 milioni di nuclei familiari, all'incirca il 23% delle famiglie italiane e più di 15 milioni di individui, dei quali quasi 3 milioni minorenni.
Le cause individuate: retribuzioni e pensioni inadeguate, impennata del credito al consumo, modesta ripresa dei consumi, aumento dei prezzi "regolamentati", le tariffe di trasporto e altri servizi di pubblica utilità. Oltre il 50% delle famiglie italiane non raggiunge un reddito mensile di 1.900 euro.
La povertà relativa è pari a 2milioni e 585mila famiglie (l'11,1% delle famiglie residenti), pari ad un totale di 7 milioni e 577mila persone (il 13,1% della popolazione italiana), con una concentrazione del 69,8% nel Mezzogiorno. Ma la povertà riguarda sempre più i ceti medi. Lavoratori che non hanno casa e fruiscono delle mense e dei dormitori della Caritas.
In crescita anche l'indebitamento degli italiani, del 9,8% tra il 2005 ed il 2006, fra mutui, prestiti per l'acquisto dei beni durevoli e rate per prodotti di consumo. Secondo l'Euripses questo dato è destinato a crescere con un credito al consumo che rappresenta ormai una forma stabile di integrazione del reddito e che nelle previsioni interesserà un 12% di famiglie in più.
Consistente anche il ricorso al credito per mutui, saIito nel 2006 del 9,7% che si prevede quest'anno arrivi all'11,6%.
Il risparmio delle famiglie "naviga" tra saldi ed offerte promozionali, tagli alle spese superflue e priorità a quelle alimentari.
Tale situazione di evidente precarietà non consente ai giovani, anche occupati con posto a tempo determinato, che per il 43% è costretto a restare o rientrare nella casa dei genitori. Precarietà che segna anche la vita di coppia, che coinvolge solo un quarto degli italiani tra i 18 e i 34 anni, a fronte di una media della Ue a 15 del 36,5%.

 
 

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