Un extracomunitario può essere un calciatore dilettante solo se regolarmente assunto "da parte di un non meglio precisato Ente competente". E' quanto prevede una norma regolamentare della FIGC e in merito alla quale la Fitel esprime forti dubbi e auspica che le autorità e i soggetti interessati, tra i quali: il presidente della Federazione, Giancarlo Abete, e quello della Lega Nazionale Dilettanti, Carlo Tavecchio, diano spiegazioni.

Secondo una norma regolamentare della FIGC (Art. 40 punto 11 lettera b delle norme organizzative interne parte II, che regola il tesseramento di calciatori stranieri extracomunitari dilettanti), "il calciatore extracomunitario dilettante - come dice Piero Soldini, responsabile dell'Ufficio Immigrazione della CGIl Nazionale -, nel chiedere di essere tesserato ad una società di calcio deve esibire una certificazione attestante la regolare assunzione e svolgimento di attività lavorativa da parte di un non meglio precisato Ente competente".

Una tale pretesa, rileva anche Rossella Ronconi dell'Ufficio Sport e tempo Libero della stessa organizzazione sindacale e membro della Presidenza Fitel "è assurda e discriminatoria in quanto non contemplata per i calciatori italiani ed inoltre è irragionevole in quanto l'attività lavorativa non potrebbe in nessun caso impedire un'attività sportiva dilettantistica, né tantomeno potrebbe impedirla un eventuale periodo di disoccupazione".

Per gli studenti, invece, "occorre esibire il certificato d'iscrizione o frequenza di corsi scolastici" mentre "nulla è previsto nei casi in cui il calciatore extracomunitario dilettante, fosse un lavoratore autonomo o un libero professionista". Per la Fitel "sembra del tutto evidente che la richiesta di questa certificazione sia discriminatoria e non giustificata. Auspichiamo pertanto che le autorità competenti provvedano alla rimozione di tale normativa..
 
 
 

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