La relazione annuale del Presidente dell'Antitrust
presentata oggi a Roma: obiettivo su liberalizzazioni, burocrazia e tutela dei consumatori -26-06-2007

Il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà ha presentato oggi, 26 giugno 2007, a Roma la relazione annuale dell'Antitrust italiano. Di seguito pubblichiamo alcuni stralci del documento di presentazione. Le versioni della relazione sono consultabili integralmente all'indirizzo web http://www.agcm.it/.

“Durante l'anno trascorso nel Paese è cresciuto l'interesse per le liberalizzazioni. Ordinamenti giuridici di settore hanno subito modifiche e si sono rinforzati gli intendimenti di tutti coloro che credono nella libertà di mercato. Tuttavia, per il poco tempo trascorso, non è ancora possibile apprezzarne gli effetti. Anche per questo la cultura che ha ispirato le riforme non è pienamente accettata. Resistenze sono opposte all'attuazione dei nuovi principi e l'Autorità è tuttora impegnata a contrastare i comportamenti elusivi delle nuove regole approvate dal Parlamento.

LO STATO DELLE LIBERALIZZAZIONI

Si registra oggi con preoccupazione una fase di stallo. Le lobby si riorganizzano e trovano appoggi nei due schieramenti politici. Per superare l' impasse è necessaria la ricerca di un più vasto consenso sui motivi delle scelte da compiere e sugli obiettivi finali delle riforme; occorre chiarire i principi generali e definire il quadro degli interventi. L'articolo 21 della legge istitutiva dell'Antitrust indica i criteri per valutare la conformità della regolazione oggi vigente ai canoni della concorrenza: bisogna verificare che i vincoli in passato introdotti siano indispensabili per il raggiungimento degli interessi generali perseguiti. Ma l'affermazione rischia di restare espressione astratta. Se obiettivo della norma è impedire che l'iniziativa economica venga ostacolata da regolazioni ingiustificatamente restrittive, è necessario individuare settore per settore i nodi da sciogliere e soppesare con oggettività i costi e i benefici della semplificazione. I costi possono essere ridotti con la gradualità dell'intervento. Quest'ultimo deve essere adeguato e proporzionato al risultato da raggiungere. I benefici devono essere attesi nel medio-lungo periodo. (…)

(…) C'è una diretta relazione tra crescita economica e virtù normativa: nei Paesi meno regolati lo sviluppo è più veloce. Siffatto convincimento ha indotto la Commissione europea, l'OCSE e il Fondo monetario internazionale ad attivare iniziative per la riduzione dei costi imposti alle imprese dall'eccessiva regolazione nazionale e locale. Le Istituzioni comunitarie hanno calcolato che ogni anno per l'Italia questi costi ammontano a oltre 61 miliardi di euro e che una riduzione del 25% comporterebbe una crescita del PIL dell'1,7%. È con lo sfoltimento e non con l'istituzione di nuovi organismi a presidio della libertà di singoli mercati anche locali che si realizzano risparmi. La macchina burocratica è già troppo pesante: i suoi costi diretti superano per il lavoro i 148 miliardi annui di euro e i 77 per beni e servizi. La creazione di nuove Autorità può anche giustificarsi quando i mercati soggetti al controllo sono in via di liberalizzazione. Ma la fase di regolazione dovrebbe essere temporanea. L'affidamento all'Antitrust del settore una volta liberalizzato garantisce la tutela ed elimina costose rigidità burocratiche.

Parliamo infine del calcio professionistico. Un risultato non trascurabile è costituito dall'emanazione da parte della FIGC del nuovo regolamento procuratori come disegnato dall'Autorità. Anche il nodo della vendita dei diritti televisivi si è decisamente avviato a soluzione. Ma sono state ignorate le denunce contenute nella nostra indagine e le proposte di miglioramento di quel sistema ordinamentale visibilmente tollerante del conflitto di interessi: l'Autorità si augura di non dover aspettare altri scandali per riprendere la discussione.

LA TUTELA DEI CONSUMATORI

La tutela dei consumatori è il fine ultimo dell'attività antitrust, ma rappresenta la nostra missione quando contrastiamo la pubblicità ingannevole.

La pubblicità ingannevole

L'attività sanzionatoria è pressoché quotidiana ed è aumentata nel più recente periodo. Sono stati oggetto di considerazione i messaggi diffusi tramite tutti i mezzi di comunicazione con un notevole incremento per internet. I principali settori di intervento risultano le telecomunicazioni, la formazione, i servizi finanziari, i servizi turistici, il settore alimentare e dei dimagranti. Dalla riforma del 2005 a oggi sono state irrogate sanzioni per oltre 7 milioni di euro: il TAR ha annullato solo tre dei nostri provvedimenti sanzionatori. Nel corso dell'ultimo anno sono stati emessi trenta provvedimenti sanzionatori riguardanti il credito al consumo. È un settore molto delicato tenuto conto della debolezza dei destinatari del messaggio spesso in condizioni economiche disagiate. È significativo che la maggior parte delle inserzioni trovi diffusione sulla stampa gratuita. Sul modello già adottato per la telefonia stiamo predisponendo, con riferimento a questo settore, un documento che aiuti il consumatore a decodificare i messaggi. Nei mercati più ricchi la sanzione pecuniaria non si dimostra efficace. Potrebbero essere utili rimedi come la rettifica pubblica del messaggio volta ad amplificare la risonanza delle pronunce dell'Autorità, con maggiore deterrenza nei confronti delle imprese attente all'effetto reputazionale. Chiederemo anche al Parlamento di poter intervenire d'ufficio e di commisurare le sanzioni al fatturato aziendale o, come accade in Francia, in proporzione al costo della campagna pubblicitaria.

Le nostre segnalazioni

Le associazioni dei consumatori hanno supportato e a volte ispirato le segnalazioni più incisive. Alcune istruttorie per abuso sono state avviate su denuncia di cittadini. Meritano in particolare di essere ricordati come successi della nostra azione: la nuova disciplina dello ius variandi nei contratti bancari; l'eliminazione delle spese di chiusura del conto; la c.d. “portabilità” del mutuo con surrogazione del creditore; la facoltà per il consumatore di recedere annualmente, senza oneri o penali, dai contratti assicurativi; il divieto di esclusive tra compagnie di assicurazioni e agenti per le polizze danni. Si tratta di misure che agevolano la mobilità della clientela e dunque il confronto competitivo. Devo peraltro evidenziare che, nonostante tre segnalazioni dell'Antitrust sulla riforma della previdenza integrativa e del trattamento di fine rapporto, non è ancora sufficientemente garantita la piena portabilità delle posizioni previdenziali, né risulta chiara l'informazione al momento della scelta del fondo di destinazione.

Il contraente debole

Nel nostro sistema si avverte la mancanza della class action . Si deve registrare peraltro scarsa applicazione di alcuni istituti già previsti dal codice del consumo a favore dei contraenti deboli. Dopo l'iniziale entusiasmo per l'azione cautelare collettiva contro le clausole abusive, l'istituto, già previsto in sede di recepimento della direttiva comunitaria nel 1996, non ha trovato la giusta considerazione da parte dei soggetti preposti alla tutela (tra questi le Camere di commercio). Certamente ha influito l'incertezza giurisprudenziale sui requisiti di ammissibilità della procedura cautelare, ma ogni nuova norma che s'introduce nell'ordinamento subisce una fase di rodaggio. Ciò non deve scoraggiare ma incentivare le istituzioni di tutela a insistere per l'affermazione di chiari principi.

Un vuoto di competenza

La legge n. 287 del 1990 è un ottimo esempio di capacità sistematica. Ci consente di evidenziare carenze informative e abusi nei confronti dei consumatori in quanto sintomo di malfunzionamento delle regole competitive. L'indagine conoscitiva sui costi dei conti correnti bancari ci ha dimostrato il ruolo centrale che l'informazione corretta e completa ha nell'esercizio della libertà di scelta da parte del grande pubblico e l'ABI sta finalmente orientando i suoi associati verso pratiche più trasparenti. Abbiamo aperto un'indagine conoscitiva sulle carte prepagate in più settori e stiamo studiando le clausole vessatorie ricorrenti in alcune tipologie contrattuali di massa. Ma la società civile ci chiede più di quanto la legge ci consenta. Anche se le recenti riforme hanno fortificato la nostra Autorità , non siamo ancora leggittimati a rispondere efficacemente ai tanti abusi che spesso il mercato evidenzia e i cittadini denunziano. Mi riferisco in primo luogo agli squilibri originati dal factum principis . Il più delle volte non possono ricevere altra reazione oltre alla semplice segnalazione. E resta nella discrezionalità dell'Amministrazione la facoltà di rimuovere gli ostacoli frapposti all'apertura dei mercati e gli ingiustificati privilegi concessi alle aziende pubbliche. Sarebbe opportuno che ci fosse concesso di imporre revoche o rettifiche provvedimentali. Mi riferisco altresì alle manifestazioni di scorrettezza commerciale nei confronti dei singoli consumatori. A volte assumono vaste dimensioni ma sono praticate da aziende che, pur forti sui loro mercati, non rivestono posizioni di dominanza. Ciò impedisce, allo stato della legislazione, l'intervento spesso invocato dell'Autorità, lasciando soli i consumatori e le loro associazioni di fronte ai tempi troppo lunghi della giurisdizione. Si tratta di una pericolosa deriva da arginare. Proprio questa esigenza ha giustificato la nascita negli Stati Uniti, già nel 1914, della Federal Trade Commission, la cui azione è volta a deprimere i “metodi sleali di concorrenza”, quindi anche le pratiche scorrette attivate nei confronti dei consumatori. È auspicabile che il prossimo recepimento della direttiva 2005/29, relativa alle pratiche commerciali sleali, costituisca l'occasione per l'attribuzione all'Autorità delle competenze sulla materia”.

 
 

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