Editoriale Deruda su Tempo Libero
Rapporto fra tempo di lavoro e tempo libero e azione sindacale -18/06/07

Alcune interessanti affermazioni fatte in recenti documenti dei sindacati a cui noi facciamo riferimento mi inducono a sviluppare alcune considerazioni sul rapporto tempo di lavoro-tempo libero e azioni sindacale. Mi paiono degni di nota, a riguardo, i passaggi secondo cui “occorrono politiche organizzative coerenti ed efficienti che abbiano al centro i diritti dell'iscritta e dell'iscritto, come lavoratrice/lavoratore, pensionata/pensionato, e come cittadina/cittadino, prima, durante e dopo l'età lavorativa”. E ancora quelli che richiamano alla necessità “di una rilettura integrata dei cicli di vita delle persone e delle famiglie”,…….o “di estendere la rappresentanza del lavoro all'intero ciclo di vita della persona e della famiglia , avviando una nuova esperienza di associazionismo giovanile, di organizzazione del tempo libero”.

E infine quelli secondo cui “ora le strutture preposte sono più efficaci nel rispondere ad una domanda standardizzata e meno nel proporre nuovi prodotti”.

Personalmente convengo su queste affermazioni e come logica conseguenza condivido la strategia che dovrebbe esservi sottesa.

Chi agisce nel nostro campo di azione dovrebbe operare proprio per soddisfare esigenze che nascono prima, durante e dopo l'orario e il periodo di lavoro.

Esso dovrebbe cercare di corrispondere alle attese che emergono fuori dai luoghi di lavoro, nelle singole persone, nelle famiglie, nella società, nella vita di relazione, nel tempo libero giornaliero, settimanale, mensile, annuale, di vita.

L'utilizzo delle nuove tecnologie, l'adozione di nuove strategie d'impresa, l'espandersi di nuove tipologie contrattuali hanno modificato il rapporto tra tempo di lavoro e tempo libero, dimensioni tra cui spesso non esiste più una netta distinzione.

L'eccessiva penetrazione del tempo di lavoro nella vita privata della lavoratrice e del lavoratore riduce sempre più la quantità del tempo libero a disposizione della persona e in famiglia e conseguentemente ne incrementa il valore.

La dimensione del tempo libero assume una importanza fondamentale. Nessuno può contestarlo.

Esso rappresenta una voce consistente del paniere commerciale nazionale.

Gli italiani sono ultimi in Europa per tempo non occupato. Il 50% di loro pagherebbe pur di avere maggior tempo libero a disposizione ( ricerca Istat ).

Un'altra indagine recente dell'Istat ci dice che i giovani mettono fra i loro valori al primo posto la famiglia, seguita nell'ordine dagli amici, dal lavoro e dal tempo libero. Se riflettiamo che famiglia e amici fanno parte del tempo “liberato” dal lavoro possiamo convenire che tre dei quattro valori rientrano nel campo del tempo libero, ampliandone ovviamente il suo significato e la sua dimensione.

E quindi bene facciamo a mettere in agenda, come si dice oggi, questo tema e fare in modo che la sua gestione non sia appannaggio solo di altri.

Mi sento perciò in dovere di dare un contributo di aggiornamento su un campo poco conosciuto al nostro interno ma non per questo meno importante e lo dico a beneficio dei più giovani ma anche come ausilio per molti che giovani non sono e soprattutto per capire perché siamo poco attrezzati non solo a dare nuovi prodotti ma anche a competere su quelli tradizionali.

E la prima risposta che mi viene spontanea è che forse ci crediamo poco!

Lo dico, appunto, come operatore e come presidente pro tempore FITEL, federazione che molti pure in ambito sindacale non conoscono anche se rappresenta un patrimonio non recente delle Confederazioni, che sono i soci fondatori e promotori.

Ma è utile anche ricordare che prima di essa nacquero gli Enti delle confederazioni: l'Etsi –Cisl e l'Otis- Uil nel lontano 1962 e successivamente l'Etli-CGIL al fine di assecondare le espressioni artistiche e culturali, lo spettacolo, lo sport, il turismo sociale, insomma per il tempo libero in generale, con una apprezzabile e meritoria lungimiranza dei soci fondatori e dei singoli promotori i quali già da allora intuiscono che occorre conciliare il tempo di lavoro col tempo libero, in un periodo nel quale di tempo libero ce n'è poco per quelli che lavorano spesso dall'alba al tramonto e troppo per quelli che di lavoro non ne hanno ma non hanno neppure soldi da spendere.

La Fitel , nasce molto dopo, nel 1993, per coordinare i Cral che hanno avuto a loro volta definitiva legittimazione dall' articolo 11 della legge 20 maggio 1970 n. 300 ( meglio nota come statuto dei lavoratori).

Considero opportuno ribadirlo perché rilevo che esso assai spesso è ignorato.

L'articolo 11 tratta delle attività culturali, ricreative e assistenziali e dice che:
”Le attività culturali, ricreative ed assistenziali promosse nell'azienda sono gestite da organismi formati a maggioranza dai rappresentanti dei lavoratori”.
.Eppure questi diritti sanciti dal legislatore in anni lontani vengono a volte messi in discussione dalle aziende, dalle direzioni, senza che ci sia una giusta ed efficace reazione sindacale. Perchè? Ad essere benevolo sarei portato a dire per distrazione perché assillati da problemi più urgenti e gravi.

Ma se parliamo convintamene di coinvolgimento della componente lavoro nelle strategie di impresa, di partecipazione ai processi di accumulazione, di democrazia economica, perché lasciare in mano all'azienda uno spazio che tocca la vita stessa del lavoratore, nei suoi bisogni essenziali, familiari, affettivi, relazionali?

A questo e ad altri importanti quesiti noi vogliamo rispondere nel convegno che abbiamo promosso per il 22 giugno prossimo a Roma e nel quale presenteremo i risultati di indagini e di studi ma anche di esperienze maturate sul campo per farci una opinione ragionata e darci una strategia chiara e di lungo respiro.

Forse i promotori degli enti predetti, che spesso vengono considerati con sufficienza o secondari rispetto ad altri organismi interni alle stesse confederazioni, avevano maggiore sensibilità e attenzione a problematiche che forse sono più incidenti oggi di ieri.

Mi piace ricordare a riguardo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la quale all'articolo 24 afferma che “ ogni individuo ha diritto al riposo e allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite” e ciò allo scopo di perseguire l'obiettivo fondamentale della piena realizzazione come persona e come cittadino, lottando contro ogni forma di emarginazione e di esclusione.

Rammento che tale dichiarazione risale al 1948!

Ma trovo anche utile richiamare il Codice Mondiale per l'Etica del Turismo varato dalla Organizzazione Mondiale del Turismo e approvato dalle Nazioni Unite e dall'Unesco, il quale afferma ( art. 7) che il turismo sociale …….”deve essere sviluppato con il sostegno delle autorità pubbliche così come deve essere incoraggiato e facilitato il turismo delle famiglie, dei giovani, degli studenti, degli anziani, dei portatori di handicap”.

Credo che questi principi e questi valori siano più che sufficienti per ispirare il nostro lavoro.

Si tratta, allora, di essere un po' più concreti e coerenti di quanto non siamo stati nel passato, facendo per intanto poche cose, per esempio:

• costituire la Fitel in tutte le regioni ;

• incaricare persone sensibili, disponibili e capaci;

• affinare e aggiornare i compiti e le professionalità, gli obiettivi e gli strumenti;

• fare rete e sistema per dimostrare nei fatti il peso negoziale che si ha a tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni in campi che incidono per una percentuale sempre più ampia nella spesa familiare.

E' chiedere troppo? Non mi pare, se vogliamo davvero contribuire ad attenuare il divario che esiste tra il pensare, il dire e il fare, che è il male storico del nostro paese.

Gavino Deruda

 
 

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