Clima, l'accusa dell'IPCC – ONU: la causa è l'uomo
Governi ed economie all'ultima chiamata contro il riscaldamento del pianeta.

Previsioni apocalittiche quelle diffuse il 2 febbraio a Parigi nel corso della presentazione del Rapporto della Commissione Intergovernativa sui Cambiamenti Climatici (IPCC - ONU). Un'assise composta da circa 500 saggi, in rappresentanza di 130 Paesi, costituita nel 1988 dall'ONU e giunta al suo quarto resoconto, circa un migliaio di pagine, ha inquadrato lo stato e la prospettiva del clima e ha ribadito come i rischi legati ai mutamenti climatici sono concreti e, anzi, più gravi di quanto si pensasse. Il riscaldamento procede più in fretta del previsto. Quindi non è più soltanto una questione. Già gravissima, di entità del fenomeno, ma anche e soprattutto di grande rapidità di evoluzione dello stesso. 20milioni di rifugiati dal clima entro il 2010, le attuali terre alluvionali sommerse dai mari, e in una proiezione più a lungo termine, 2100, siccità, altissime temperature, innalzamento delle acque causeranno un esodo di circa 200milioni di persone. Più prossime al rischio sono le aree vicine ai delta dei fiumi e alle coste, le più popolate della terra. Ma già sono evidenti tracce del possibile drammatico futuro. Le più macroscopiche: il lago Ciad, nell'Africa centrale si sta prosciugando, il deserto dei Gobi sta avanzando verso il cuore della Cina ad un passo di diecimila chilometri quadrati di sabbia l'anno. Ai drammi, ormai tristemente noti nel nostro tempo, potremmo dover aggiungere gli effetti di tanta devastazione climatica e, in primis, contese tra chi non avrà più risorse naturali “da sfruttare” e chi, invece, si sarà finalmente ravveduto e cercherà di tenerle in debito conto.

La situazione climatica sarebbe vittima di un particolare circolo vizioso difficile da governare: aumenta la temperatura della terra e così anche l'evaporazione degli oceani e la densità del vapore acqueo nell'atmosfera, da cui l'intensificazione dell'effetto-serra.

Il Rapporto dell'IPCC è stato definito il più forte atto d'accusa contro la società industriale e postindustriale. Emblematiche poche parole del presidente del comitato scientifico dell'IPCC, Susan Salomon: «tutto porta a indicare nell'uomo la causa essenziale del riscaldamento del pianeta”.

Altri dati: entro la fine del secolo la temperatura della terra salirà tra 1'8 e 4 gradi rispetto all'ultimo ventennio del secolo scorso; tale previsione è ancora più drastica in un quadro di completa inerzia dei governi e delle economie; il livello degli oceani si alzerà di un metro e assisteremo proporzionalmente all'assottigliarsi dei Poli.

Fa un certo effetto, e forse era inevitabile, il fatto che per la prima volta tali conseguenze non sono viste in un'ottica di generazioni ancora da venire, ma per quelle che già oggi muovono i primi passi.

Achim Steiner, Responsabile dell'Ambiente delle Nazioni Unite è categorico: «le prove sono indiscutibili, l'unica strada è assumersi l'onere del costo ecologico dell'energia. Tutto questo deve diventare dibattito politico». E entro il 2007 c'è l'appuntamento con la verifica del Protocollo di Kyoto, già annunciata come un mezzo fallimento, ma dalla quale può ripartire una nuova adeguata sensibilità e iniziativa.

 

Italia, a rischio microsistemi, agroalimentare e turismo

Deserto e alluvioni: occorrono ripari. A fine anno la conferenza nazionale

Dal rapporto IPCC ce n'è per tutti e ovviamente anche per l'Italia. Con una conferenza nazionale sul clima programmata per la fine dell'anno, il nostro Paese è chiamato a dar vita ad un piano serio e ad iniziative coerenti per evitare una prospettiva drammatica.

Desertificazione e innalzamento delle acque non sono leggende, a quanto pare: il 36% del nostro paese rischia di essere ricoperto dalla sabbia sahariana; nel dettaglio, l'88% della Sardegna, l'84% della Puglia, l'83% della Sicilia e il 51% della Calabria. Ogni aumento della temperatura di 1 grado si traduce in una migrazione degli ecosistemi di circa 150 chilometri a Nord. Le ricadute più evidenti sarebbero a danno delle opportunità socio-economiche del settore agroalimentare e turistico, il 25% del Pil. Entro il 2050 si prevede un aumento di 1 millimetro l'anno del Mediterraneo, con livelli massimi d'allarme entro il 2100 per le coste e non solo. Problemi immaginabili per Venezia, ma anche per Ferrara, Pisa e Latina. L'avanzare dell'acqua salata comprometterebbe inoltre le risorse idriche di acqua dolce, ovvero quella potabile e quella destinata all'agricoltura. L'evoluzione della biodiversità marina è già un effetto visibile: il 20% delle specie nel Mediterraneo è straniera. Ma non è ancora tutto: solo dal 1970, l 'Europa è stata dichiarata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità fuori dalla malaria, ma i casi degli ultimi anni hanno riportato attenzione sulla malattia. La colonizzazione di nuovi infetti favorita dal clima caldo suscita il timore di nuove forme di malattie infettive.

Ibimet CNR: la siccità è attuale. E l'estate sarà caldissima

A Roma l'analisi dell'Istituto sull'inverno italiano e le proiezioni per primavera ed estate

Un deficit di acqua pari al 69%, freddo tra metà febbraio e i primi di marzo, una primavera in anticipo di almeno 20 giorni e un'estate lunga e rovente: sono le conclusioni cui sono giunti gli esperti dell'Istituto Ibimet del Cnr di Firenze, e che saranno presentate il 5 febbraio a Roma in collaborazione con la Protezione Civile a Roma.

In base alle rilevazioni e alle proiezioni per febbraio e marzo è la siccità a farla da padrone e le rare piogge previste per marzo non potranno colmare il deficit creatosi. Con l'avvento della primavera non resterà tempo per una significativa inversione di tendenza, poiché da maggio in poi l'evaporazione è forte e quindi tanto dovesse piovere tanto evaporerà. Le piogge “utili”, ha spiegato il direttore di Ibimet, Giampiero Maracchi, sono quelle invernali, perché l'evaporazione è di mezzo millimetro al giorno, contro i 5 millimetri della primavera. Venute meno le piogge invernali, almeno per il 60% di quanto normalmente atteso, i fenomeni siccitosi sono inevitabili. E' il trend che configura come assolutamente anomalo l'andamento delle stagioni. Per gli esperti dell'Ibimet la situazione in Italia, e più in generale in Europa, è caratterizzata da un'estesa aridità almeno dal novembre scorso. Per quel che concerne le temperature, il nostro Paese risulta sopra la norma da 1 a 3 gradi fino al mese di dicembre 2006, fino a 5 gradi sopra la media invernale, mentre le previsioni per l'estate sembrerebbero non lasciare dubbi a quella che si preannuncia come una stagione rovente, in particolare nella sua fase conclusiva.

 

 

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