Lotta agli sprechi e moralizzazione della politica: possibile anche senza eccessi.
di Gavino Deruda

La lotta agli sprechi e il conseguente risparmio nell'ambito della Pubblica Amministrazione a beneficio delle finanze dello Stato e dei cittadini nella ottica della moralizzazione della politica: sono intenti e temi nobili che ciclicamente fanno onore al promotore di turno e, diciamolo, regalano un momento di speranza a tutti quanti noi, chiamati a sostenere bilanci, strutture e iniziative amministrative e politiche che incidono non poco, all'ora della finanziaria, sul potere d'acquisto delle famiglie italiane.

Lodevole comunque il tentativo di andare fino in fondo e stavolta è il turno di tre esponenti della maggioranza parlamentare, gli onorevoli Cesare Salvi, Massimo Villone e Valdo Spini. I tre parlamentari sono autori di tre distinti disegni di legge, due di natura ordinaria e un altro costituzionale, mossi da intento appunto moralizzatore e finalizzati a realizzare un cospicuo risparmio.

In sintesi è stimato nel complesso un risparmio di 6 miliardi di euro all'anno, di cui 3,5/4 miliardi possibili in conseguenza di integrazioni alla Finanziaria 2007. Qui l'asse della proposta è tutta improntata sulla lotta agli sperperi della politica, sulla sua moralizzazione non disgiunta dalla sua efficienza. Niente di più condivisibile. Gli emendamenti potrebbero arrivare al Senato, proposti dalla Commissione Bilancio di questo ramo del Parlamento e, se approvati, liberare risorse per 4 miliardi a favore, si sostiene, di ricerca, ticket e precari della Pubblica amministrazione.

Poi c'è la proposta di legge di natura costituzionale che, a mio avviso, merita uguale riflessione cercando sempre di evitare di cadere nel mai opportuno e controproducente eccesso. Si parla di riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Stessa sorte per i componenti il Governo, da 102 a 40. Fin qui continuo ad essere d'accordo, perché siamo ancora nel campo di operazioni che possono dare solo benefici senza, quindi, intaccare la funzionalità. E lo stesso mi sento di sostenere, nell'ottica della moralizzazione della politica di cui sopra, per quanto concerne il taglio agli stipendi di parlamentari nazionali o eletti all'Assemblea europea ed ai rappresentanti dell'apparato pubblico a vario livello. Anche perché il tetto massimo individuato è quello dei 250mila euro l'anno. Che, di questi tempi, non è davvero poco! ( ndr : alla Camera dei Deputati la proposta è stata parzialmente accolta con l'introduzione di un tetto pari a 500 mila euro ).

Un approfondimento merita la possibilità di razionalizzare la spesa anche per taluni enti e società che non hanno offerto sufficienti riscontri rispetto agli obiettivi per i quali sono state messe in piedi, nonché per il finanziamento dei partiti.

Due passaggi, invece, mi lasciano non poche perplessità: la soppressione di CNEL e delle Province. Nel primo caso riterrei opportuno prender fiato prima di qualsiasi formalizzazione della proposta per non rischiare di offuscare un patrimonio culturale e funzionale del Paese dietro la corsa allo spreco. In merito alle Province, credo che l'architettura amministrativa del nostro Paese non sia sbagliata in relazione all'estensione delle aree che necessita di amministrazione ad hoc. Altra cosa, e sono d'accordo, è il recente proliferare di Province anche in casi in cui sinceramente la ridotta superficie non detta assolutamente una tale esigenza.

Si può fare molto in materia di lotta agli sprechi e di moralizzazione della politica, anche senza eccessi, perché questi rischiano di compromettere le misure realmente e immediatamente praticabili.

 
 

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