Indagine ISTAT su parentela e reti di solidarietà
Un privilegio le famiglie numerose, il ruolo dei nonni, le difficoltà fuori del tetto di origine- 17-10-06
 
L'Istituto Nazionale di Statistica ha reso noti nel volume Parentela e reti di solidarietà i risultati dell'indagine “Famiglia e soggetti sociali” aggiornata alla fine del 2003. L'indagine ha riguardato un campione di oltre 19mila famiglie. In evidenza le reti di parentela, le usanze e le tradizioni familiari, le difficoltà economiche incontrate nel corso della vita dopo l'uscita dalla famiglia di origine.

Meno fratelli ma assidua frequentazione

Le famiglie numerose sono ormai un privilegio e dal 1998 al 2003 il numero medio di fratelli viventi è sceso da 2,4 a 1,9. Tra le persone che hanno fratelli viventi, il 35,7% ne ha uno e soltanto il 21,9% ne ha due. A sottolineare un'evoluzione negativa è il numero medio di fratelli tra gli individui con meno di 15 anni, ovvero 1.

I maggiori tassi di fecondità del Mezzogiorno, rispetto alle altre aree del Paese, si traducono in una quota più elevata di persone con fratelli (l'88,2% nel Sud e l'88% nelle Isole contro il 79,3% nel Nord-ovest, l'81,1% nel Centro e l'81,6% nel Nord-est) e in un numero medio più alto di fratelli (2,2).

Figli e genitori abitano molto vicino

Il 51,8% delle persone che hanno la madre abita insieme a lei; il 55,1% di chi ha il padre abita con lui. Il prolungarsi della permanenza dei giovani presso la famiglia di origine spiega la quota elevata di persone con meno di 35 anni che vivono con almeno un genitore: ben il 47,1% degli individui tra i 25 e i 34 anni vive ancora con la madre e il 45% insieme al padre .

In conseguenza della differenziazione territoriale della fecondità, la quota più alta di genitori si registra nel Sud (75,9%, contro il 71,1% del Nord-est). Il Sud, insieme alle Isole, registra anche il numero medio più elevato di figli (2,4 contro 1,9 nel Centro-nord).

I genitori che vivono insieme ai figli sono il 70,2% (circa 22 milioni e 100 mila individui) .

Oltre 11 milioni di nonni

I nonni sono circa 11 milioni e 500 mila, pari al 33,3% degli individui di 35 anni e più. Le percentuali più elevate di nonni si rilevano nel Mezzogiorno e nel Centro del Paese (circa il 35%), in particolare in Basilicata (40,4%), Molise (40,1%) e Umbria (37,7%); mentre le percentuali più basse si registrano nelle regioni del Nord-Ovest (con valori intorno al 31%) a cui si aggiunge la Sardegna in cui si riscontra la quota minima (30,5%).

I nonni contribuiscono in molte occasioni alla cura dei nipoti più piccoli: l'85,6% di nonni che hanno nipoti non coabitanti fino a 13 anni (circa 6 milioni e 600 mila) si prende infatti cura di loro, contro il 14,4% che non se ne occupa mai. Le nonne sono coinvolte in misura superiore (l'87%) rispetto ai nonni (l'83,7%). I principali momenti di coinvolgimento sono dati dagli impegni occasionali dei genitori (24,5%) e dalla loro attività lavorativa (24,4%). Il 15,7% dei nonni interviene nei momenti di emergenza e l'11,8% quando i genitori escono. Infine, il 9,3% si occupa dei nipoti più piccoli quando sono ammalati e l'8,9% durante le vacanze.

Le tradizioni: lo scambio dei regali e il pranzo della domenica

Lo scambio di regali non monetari tra i membri di una stessa famiglia rappresenta una consuetudine per il 78,8% delle famiglie con almeno due componenti. Tale consuetudine riguarda l'84,8% delle coppie con figli e il 73,7% dei nuclei monogenitore. Nelle coppie senza figli e nelle famiglie senza nuclei tali percentuali si riducono, rispettivamente, al 69,9% e al 60%. I regali vengono scambiati soprattutto in occasione dei compleanni e del Natale (70,9%). L'abitudine a farsi i regali in famiglia è più diffusa nel Centro-Nord (oltre l'80%).

La consuetudine familiare di pranzare o cenare insieme la domenica riguarda il 94,9% delle famiglie con almeno due componenti. Non pranzano né cenano insieme la domenica solo il 3,2% delle coppie con figli, il 4,5% delle famiglie con due o più nuclei e il 6,2% delle coppie senza figli.

Il reddito insufficiente prima causa di difficoltà dopo l'uscita dalla famiglia di origine

Nel 2003, circa 10 milioni e 700 mila persone, pari al 27,6% delle persone di 18 anni e più uscite dalla famiglia di origine, hanno dichiarato di essersi trovate in serie difficoltà economiche almeno una volta nel corso della vita, a partire dal momento in cui hanno lasciato la casa dei genitori. A causare tali difficoltà sono, principalmente, il reddito insufficiente (45,5%), un periodo di disoccupazione (19,7%), l'acquisto o l'edificazione di una casa (14,6%). Se si considerano anche le difficoltà economiche a seguito della nascita di un figlio, rilevate per la prima volta nel 2003, la quota raggiunge il 28,4%. Sulle persone giovani, dai 18 ai 34 anni, incidono maggiormente le motivazioni riguardanti il reddito (54,4%), la disoccupazione (26,1%), la nascita di un figlio (10,5%) e l'acquisto o l'edificazione di una casa (10,3%). Le difficoltà legate al reddito insufficiente, che si attenuano nelle fasce di età intermedie, crescono nuovamente dopo i 64 anni (47,5%).

Più donne che uomini segnalano difficoltà dovute al reddito insufficiente (45,6%), alla nascita di un figlio (8,5%), al decesso di un familiare (8%), alla separazione o divorzio (6%); al contrario, gli uomini indicano maggiormente motivi riguardanti la disoccupazione (21,2%), la malattia propria o di un familiare (9,9%), l'avvio di un'attività lavorativa (8,2%).

Tra coloro che hanno dichiarato di essersi trovati in difficoltà economiche dopo aver smesso di vivere con i genitori, il 76,7% ha superato tale situazione, mentre il 23,3% (circa 2 milioni e 500 mila individui) vi si trova ancora al momento dell'intervista (tra le persone fino a 34 anni, la quota sale al 44,2%). Il 53,7% di chi ha risolto le difficoltà economiche vi è riuscito senza aiuto, il 22% grazie ad un prestito, il 14,3% con un regalo. Più uomini che donne hanno ricevuto un prestito (24,9% contro 19,4%); viceversa, sono state più donne che uomini a beneficiare di un regalo (15,7% contro il 12,8%). Nel 43% dei casi, le persone aiutate hanno ricevuto il denaro dai genitori; nel 23,3% dai suoceri. Per quanto riguarda le persone ancora in difficoltà economiche al momento dell'intervista, si noti che il 72,3%, poco più di 1 milione e 800 mila individui, ha dichiarato una durata di oltre tre anni, mentre per il restante 27,7%, ovvero per circa 700 mila persone, le difficoltà sono insorte negli ultimi tre anni. Tra i motivi fondamentali emerge il reddito insufficiente (39,4%). Poco più della metà di coloro che hanno dichiarato di essere in difficoltà al momento dell'intervista non sono stati aiutati economicamente (51,7%); tra coloro che hanno ricevuto aiuto, il 53% è stato aiutato dai genitori e il 25,7% dai suoceri. Per gli uomini si tratta prevalentemente di un prestito (il 20,5%, contro il 17,2% delle donne); per le donne di un regalo (il 18,9%, contro il 15,9%).

 

 

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