Indagine ISTAT sulla povertà nel paese
Il 13% degli italiani sono poveri, l'8% rischia di diventarlo - 17-10-06

Nel 2005 le famiglie in condizione di povertà relativa sono 2 milioni 585 mila, pari all'11,1% delle famiglie residenti in Italia. Si tratta complessivamente di 7 milioni 577 mila individui, il 13,1% dell'intera popolazione. La spesa media mensile per persona rappresenta la soglia di povertà per una famiglia di due componenti e corrisponde, nel 2005, a 936,58 euro al mese (+1,8% rispetto alla linea del 2004). Nel 2005 la stima dell'incidenza di povertà relativa (la percentuale di famiglie povere) è risultata pari all'11,1%. Il valore che si otterrebbe osservando l'intera popolazione è compreso, con una probabilità del 95%, tra 10,6% e 11,6%. La diminuzione dell'incidenza della povertà relativa non risulta statisticamente significativa e mostra quindi come la povertà sia sostanzialmente stabile rispetto al 2004; sono inoltre confermati sia il divario tra Nord e Sud del Paese - il Mezzogiorno mantiene gli elevati livelli di incidenza raggiunti nel 2004 - sia le principali caratteristiche delle famiglie in condizione di povertà: famiglie con cinque o più componenti, famiglie con figli minori, famiglie con componenti in cerca di occupazione o con bassi profili professionali, famiglie con anziani.

Differenze territoriali

La povertà relativa presenta una caratterizzazione territoriale molto accentuata: nel Nord e nel Centro sono povere rispettivamente il 4,5% e il 6% delle famiglie, mentre nel Mezzogiorno la percentuale raggiunge il 24%. In quest'ultima area risiede ben il 70% delle famiglie povere residenti in Italia. La diffusione della povertà nelle regioni del Mezzogiorno è più elevata rispetto al resto del Paese con l'eccezione dell'Abruzzo, dove la percentuale delle famiglie povere (11,8%) è molto prossima a quella media nazionale. Più contenuta, rispetto alla media ripartizionale (24%), è anche l'incidenza rilevata in Sardegna (15,9%) e in Puglia (19,4%).

La situazione più grave è quella delle famiglie campane (l'incidenza è del 27%) e siciliane (30,8%, valore significativamente più elevato anche della media ripartizionale).

Le caratteristiche delle famiglie povere

Un elevato numero di componenti, la presenza di figli - soprattutto se minori - o di anziani in famiglia, così come un basso livello di istruzione e una ridotta partecipazione al mercato del lavoro, sono i fattori associati alla condizione di povertà che concorrono a determinare i forti divari territoriali evidenziati in precedenza.

In generale, le famiglie con cinque o più componenti presentano livelli di povertà più elevati: in Italia il 26,2% di queste famiglie vive in povertà, percentuale che si attesta al 39,2% nel Mezzogiorno. Le difficoltà economiche associate alla presenza di più figli all'interno della famiglia si fanno ancor più evidenti quando i figli sono minori. Livelli di povertà superiori alla media si riscontrano tra i genitori soli (13,4%), in particolare nel Nord, dove le famiglie monogenitore povere sono il 5,8% contro una media ripartizionale del 4,5%. Anche la popolazione anziana mostra un disagio diffuso: tra le famiglie con almeno un anziano l'incidenza di povertà (13,6%) è superiore di oltre due punti percentuali alla media nazionale e sale al 15,2% tra quelle con almeno due ultrasessantaquattrenni. La diffusione della povertà è invece più contenuta tra i single e tra le coppie senza figli di giovani e adulti (di età inferiore ai 65 anni); l'incidenza a livello nazionale è pari al 3,5% per i single e al 4,8% per le coppie. Le famiglie con a capo una persona con basso titolo di studio (nessun titolo o licenza elementare) presentano un'incidenza di povertà del 17,6%, quattro volte superiore a quella osservata tra le famiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza media superiore (4,5%). Tra le famiglie con a capo un lavoratore autonomo circa 8 su 100 sono in condizione di povertà; la quota sale a 9 tra le famiglie di lavoratori dipendenti e a 12 tra quelle con capofamiglia ritirato dal lavoro. L'esclusione dal mercato del lavoro della persona di riferimento determina situazioni di particolare svantaggio: è povero quasi un terzo delle famiglie (31,4%) con a capo una persona in cerca di occupazione, delle quali oltre l'83% risiede nel Mezzogiorno; in questo caso l'incidenza raggiunge infatti il 43,3%.

Il confronto tra il 2004 e il 2005

Nonostante, come già evidenziato, nel biennio 2004-2005, la diffusione della povertà a livello nazionale e territoriale mostri variazioni non statisticamente significative, si possono evidenziare trend statisticamente significativi per alcuni segmenti di famiglie. Segnali di miglioramento si osservano nella fascia più anziana della popolazione; l'incidenza di povertà è diminuita: tra le famiglie con almeno un componente anziano (dal 15% al 13,6%) e, in misura maggiore, fra quelle con due o più anziani (dal 17,3% al 15,2%); fra gli anziani soli (dal 13,7% all'11,7%) e, soprattutto, fra le coppie con persona di riferimento ultrasessantacinquenne (dal 15,1% al 12,9%). Segnali di peggioramento si riscontrano, invece, tra le famiglie con disoccupati in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente: in questo caso la percentuale di famiglie povere cresce di quasi quattro punti percentuali (dal 18,8% al 22,3%).

Le famiglie a rischio di povertà e quelle appena povere

Nel 2005 circa 1 milione 179 mila famiglie - il 5,1% del totale - risultano sicuramente povere, hanno cioè livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%. Circa i tre quarti di queste famiglie risiede nel Mezzogiorno. Risulta invece appena povero, avendo valori della spesa di non molto inferiori alla linea di povertà standard, il 6% delle famiglie residenti in Italia, ossia poco più della metà delle famiglie povere; il rapporto si inverte nelle regioni del Nord e le famiglie appena povere sono quasi il doppio di quelle sicuramente povere (2,9% contro l'1,6%). Non è povero ma corre il rischio di diventarlo il 7,9% delle famiglie, che presenta livelli di spesa per consumi superiori alla linea standard di non oltre il 20%; questa percentuale raggiunge il 13,3% nel Mezzogiorno. Ciò si traduce nel fatto che, tra le famiglie non povere, una su dieci è a rischio di cadere in condizione di povertà e lo è una su cinque se si considerano solo le famiglie non povere residenti nel Mezzogiorno. Le famiglie “sicuramente non povere”, infine, sono l'81% del totale, ma variano tra il 90,4% del Nord, l'88,2% del Centro e il 62,7% del Mezzogiorno. Ne deriva che più della metà delle famiglie sicuramente non povere (53,8%) risiede al Nord.

 

 

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