Un'emergenza umanitaria globale

A causa delle guerre niente scuola per 43 milioni di bambini 14-09-2006

L'Obiettivo del Millennio dell'educazione per tutti i bambini rischia di non essere raggiunto. Nel Rapporto Internazionale “Educazione per i bambini in paesi in conflitto” Save the Children documenta le drammatiche conseguenze del mancato accesso all'istruzione per i minori in paesi in guerra.

La promessa dei leader del mondo di garantire l'accesso all' educazione a tutti i bambini che ancora non la ricevono, entro il 2015, rischia di non essere mantenuta: 43 milioni di minori che vivono in paesi in guerra o reduci da conflitti oggi non hanno la possibilità di andare a scuola. Rispetto ai fondi attualmente erogati dalla comunità internazionale, c'è bisogno di 5, 8 miliardi di dollari in più all'anno per assicurare a questi bambini scuola e istruzione. Se così non sarà, per la gran parte di loro, si prospetta un futuro di sfruttamento, povertà, violenza.

E' quanto emerge dal Rapporto Internazionale “Educazione per i bambini in paesi in conflitto”, realizzato da Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e promozione dei diritti dell'infanzia, e diffuso in occasione del lancio della campagna “Riscriviamo il Futuro”.

La ricerca di Save the Children prende in esame il diritto all'educazione per i bambini in 30 paesi in conflitto mettendo in luce le devastanti conseguenze del mancato diritto all'istruzione.

Sono 115 milioni i bambini, nel mondo, che non vanno a scuola. Di essi 43 milioni, quasi 1 su 3 , vive in paesi in guerra o reduci da guerre. In termini assoluti, dei 30 paesi in conflitto, quelli con il più elevato numero di bambini esclusi dall'istruzione sono: il Pakistan, con oltre 7.800.000 minori che non vanno a scuola, la Nigeria con 7.662.000, l'Etiopia con 5.994.000, la Repubblica Democratica del Congo con quasi 5.300.000, il Sudan con 2.405.000.

Quando scoppia una guerra, il sistema scolastico è il primo a subirne le conseguenze: le scuole vengono distrutte o usate come quartier generale delle milizie o per accogliere la popolazione sfollata. In Libano si stima che il conflitto abbia causato la distruzione di oltre 50 scuole mentre nel sud del paese sono circa 300 quelle inagibili. In Liberia, durante la guerra civile del 1989-1997, l'80% delle scuole furono distrutte.

Con la chiusura o distruzione delle scuole i bambini si trovano esposti a tutte le violenze e i rischi di una guerra, compreso quello di essere assoldati: nel 2003, in più della metà dei conflitti armati, si è fatto riscorso a soldati al di sotto dei 15 anni; in Nepal, fra gennaio e agosto del 2005, più di 11.800 studenti sono stati rapiti dalle scuole rurali per essere indottrinati o reclutati a forza nell'esercito miliziano.

A seguito di un conflitto muoiono anche molti insegnanti. Così, a guerra finita, il sistema scolastico può fare affidamento su pochi docenti, spesso non qualificati: attualmente in Afghanistan, meno del 15% degli insegnanti ha i giusti requisiti professionali. In Uganda, fino al 46% dei maestri ha bisogno di ulteriore formazione, pur dovendo gestire classi fino a 200 allievi.

Secondo il Rapporto di Save the Children, ai bambini in paesi in conflitto va la quota minore di aiuti internazionali per l'educazione: nel 2004, i 30 stati CAFS hanno ricevuto meno di un terzo degli 8.5 miliardi di dollari destinati agli aiuti per l'istruzione nei paesi a basso reddito.

 
 

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