Riflettori sul tempo libero

Editoriale di Gavino Deruda sulla rivista Tempo Libero ottobre-novembre 2006 - 04/09/06

Dal richiamo del Papa al ruolo dei CRAL
Talmente ovvio che sono in molti ad essersene dimenticati: il lavoro non è tutto nella vita. Soprattutto, il tempo del lavoro, non dovrebbe invadere ed esaurire ogni margine fuori dall'occupazione dell'individuo. La centralità della questione è stata ribadita dal Santo Padre nell'Angelus dello scorso 20 agosto. Benedetto XVI si è soffermato sul tempo libero, evidentemente degradato ai margini dell'era contemporanea, per puntare l'indice sull'eccessivo sacrificio professionale a discapito di riposo, svago e affetti. Uno squarcio di luce sull'importanza del tempo libero nella vita dell'uomo. Canovaccio che accomuna credente, laico o ateo, dentro il quale dobbiamo dare propulsione alla nostra visione umanistica di attività dal profilo anche, ma non solo, economico, quali il turismo, la cultura, lo sport, lo spettacolo. I nostri riflettori sono già accesi sul necessario riequilibrio tra equità sociale, sviluppo del tempo libero, rigenerazione della persona, da una parte, e l'attuale primato di numeri e regole economiche, dall'altra. Gli esasperati sforzi per tenere il passo del liberismo hanno invece ridotto ad un lumicino lo spazio per la persona, imponendosi al fine di una vita dignitosa, se non della sopravvivenza. Così “leggo” un recente sondaggio pubblicato dal Financial Times, per il quale il 47% (contro il 40%) degli europei vorrebbe lavorare un maggior numero di ore settimanali. In Italia il 43% si dice d'accordo sulla libertà di lavorare di più; il 37% vorrebbe le cose immutate e il 20 palesa grande indecisione. Non c'è divergenza con il richiamo del Papa, che ha evidentemente voluto porre l'accento su un sistema economico che non lascia molta scelta alle persone, solo la convinzione che una forzatura sul tempo libero possa garantire reddito sufficiente.

E' evidente che alla base di tutto vi è un'evoluzione del quadro economico che acuisce le distanze sociali. Qui occorre operare con l'obiettivo di ripristinare una più diffusa equità. Qui può trovare spazio un rinnovato impegno per il tempo libero. Qui la Fitel può offrire un importante contributo.

L'iniziativa della nostra organizzazione è orientata a rinnovare la valenza dei CRAL quali architrave della società italiana. Molto è stato fatto nel passato, anche recente, e la nostra azione è riscontrabile nei numeri della rappresentanza: i riconoscimenti formali dai ministeri dell'interno e del lavoro; l'adesione dei grandi CRAL all'interno dei circa 800 rappresentati; 800mila iscritti; un milione di pensionati e familiari.

La domanda di tempo libero, seppure spesso soffocata da esigenze ineludibili, ci spinge ad andare oltre. In altri termini – secondo l'ISTAT - potendolo fare, almeno la metà degli italiani pagherebbe per avere più tempo per sè e per la propria famiglia. Di questo è auspicabile si tenga conto già nella definizione della prossima manovra finanziaria per il 2007. Misure solo volte al risanamento finanziario rischiano di avvitarsi su se stesse senza adeguata considerazione per il valore sociale, per la valenza di aggregazione sociale, che il tempo libero rappresenta. Qualsiasi sforzo richiesto alla collettività rischia di dar vita ad una rincorsa col fiato sempre troppo corto se non accompagnato da adeguate iniziative per il tempo libero.

La via intrapresa dal Governo circa le liberalizzazioni va resa più coerente possibile con l'obiettivo: maggiore occupazione, maggiore concorrenza, maggiori vantaggi per la collettività. Per evitare l'implosione in una società sfinita sotto il peso di una vita dedicata al lavoro, il sistema iperproduttivo deve aprirsi ad un apporto occupazionale realmente corale, molto più ampio degli attuali indici occupazionali. Nello spazio che questa pagina consente individuo due direttrici per convergere verso una reale migliore qualità della vita: consentire ai CRAL di continuare a svolgere un ruolo importante nella coesione del tessuto sociale, a partire da iniziative di defiscalizzazione delle attività sociali; assecondare l'uso e lo sviluppo delle tecnologie al servizio della qualità della vita, a partire da quel 35% di italiani che lavorano con strumenti telematici o operano nel telelavoro. In un'era in cui la tecnologia è talvolta nemica dell'occupazione il telelavoro rappresenta il caso emblematico da seguire per coniugare professionalità, efficienza e tempo di lavoro dentro una visione umanistica delle attività del tempo libero. E', questo, un campo che deve vederci profondamente impegnati per il perseguimento dei nostri obiettivi e per l'affermazione del nostro modello organizzativo e di rappresentanza. E, allora, serve una introspettiva in grado di correggere eventuali disfunzioni nel sistema produttivo e relazionale. Nell'ottica di ciò che ci prefiggiamo non sfugge l'opportunità di registrare il rapporto con le organizzazioni sindacali. Creare la Fitel è stato molto positivo ma non è più sufficiente. Occorre ora sostenerne l'iniziativa a partire da una diffusa presenza sul territorio nazionale e dalla partecipazione responsabile dentro gli organismi di coordinamento. E comunque la Fitel può e deve porsi come interlocutore autorevole delle istituzioni nel presidio e nella promozione delle politiche del tempo libero.

 
 

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