LE RAGIONI DEI CRAL
di Nirvana Nisi - Segretaria Confederale UIL- 01/12/05

 
La società industriale e quella postindustriale, grazie alle profonde trasformazioni che ne hanno accresciuto la produttività, hanno permesso di liberare quantità crescenti di tempo libero.

L'appropriazione di questo tempo libero è stato oggetto di un confronto tra forze politiche e sociali che ha portato, negli ultimi 150 anni, a ridurre di molto la durata annuale del lavoro.

Una posta in gioco che ha avuto come protagonisti diversi attori - datori di lavoro, lavoratori, Stato - , e che è stata affrontata su diversi piani: la durata giornaliera di lavoro, il tempo di riposo settimanale (dalla domenica, al "sabato inglese", al "lungo fine settimana"), le vacanze pagate, l'età di pensionamento.

L'affermazione del tempo libero ha favorito lo sviluppo dello svago o del divertimento - inteso come ricreazione dello spirito, distratto dalle preoccupazioni abituali e volto a creare piacere e benessere.

Dal punto di vista del tempo impiegato, della gerarchia dei valori, dell'allocazione di denaro, lo svago appare come una preoccupazione d'importanza crescente nella nostra società e determina il nostro grado di benessere (la cosiddetta qualità di vita). Esso assume oggi diverse forme quali lo sport, le attività che privilegiano il contatto con la natura, quelle creative, manuali o artistiche, la scoperta del mondo. Tali esigenze trovano risposte sia attraverso solidi organismi, da tempo istituzionalizzati in forme private o pubbliche, ma pure in forme di aggregazione spontanee, piuttosto libere, nate dal semplice piacere di praticare uno svago.

Anche se certe forme di turismo esistono da molto tempo, la nostra società esalta questo fenomeno che ha assunto un'ampiezza senza precedenti e acquisito un carattere di massa, che implica ognuno di noi e degli spazi sempre più vasti e differenziati. Delle relazioni e dei flussi si stabiliscono a livello planetario contribuendo alla globalizzazione.

Il modo di trascorrere il tempo libero in Italia è cambiato e si è evoluto; una volta le ore libere dal lavoro ( che certamente erano meno d'oggi) si trascorrevano in relax a casa. Oggi, a fronte di un orario lavorativo settimanale di circa 40 ore, è possibile programmare anche il cosiddetto tempo per sé e, dunque, si organizzano serate fuori, si frequentano centri sportivi si predispongono viaggi.

L'accresciuta disponibilità di tempo di non lavoro assume, pertanto, una dimensione sociale, guardata con molto interesse sia dai sociologi, che registrano un cambiamento degli stili di vita dei nostri connazionali, sia dagli operatori economici per la forte incidenza che le attività legate al tempo libero stanno avendo sulla bilancia dei pagamenti del nostro paese: negli ultimi anni, "il tempo di svago" è divenuto una consistente voce del paniere commerciale nazionale investendo attività che operano nel settore con sempre maggiore specificità e qualità.

Nonostante il periodo di crisi che il nostro paese sta attraversando, il cosiddetto settore d'intrattenimento si sta rivelando uno dei più solidi della nostra economia, con positivi effetti sull'economia reale che non possiamo trascurare né sottovalutare. La spesa delle famiglie in attività ricreative, culturali e nella ristorazione è rispettivamente triplicata e più che triplicata nell'arco di oltre un triennio, connotando il tempo libero come settore a domanda crescente e determinando un plus valore della bilancia dei pagamenti notevole. Anche se negli ultimi due anni le famiglie che vanno in vacanza sono diminuite di 1/3 ed i giorni ad essa dedicati della metà.

E' evidente che all'interno di tale quadro i CRAL assumono una posizione predominante in quanto dall' originario compito di strutture dedicate all'estensione ed alla qualificazione del tempo libero, si trovano oggi ad assumere un ruolo primario nell'ambito delle reti sociali sul territorio per la loro natura di soggetto negoziale e d'osservatorio privilegiato dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il movimento sindacale, che si è sempre occupato del tempo libero, collegandolo alle rivendicazioni di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, deve riconfermare il suo impegno per sviluppare un progetto di welfare in cui si tenga conto anche del tempo di non lavoro.
Il sindacato deve riaffermare quanto recita l'art. 11 dello statuto dei lavoratori (ART. 11. .....Le attività culturali, ricreative ed assistenziali promosse nell'azienda sono gestite da organismi formati a maggioranza dai rappresentanti dei lavoratori.....), che considera i circoli aziendali come un qualcosa di specifico rispetto alle altre forme associative, con un ruolo ed una responsabilità importanti nel processo di riforma dello stato sociale.

L'inserimento della tematica del CRAL all'interno della contrattazione aziendale diviene dunque fondamentale per valorizzarne e definirne i singoli aspetti quali le prerogative, il funzionamento, le risorse da destinare.

A tal riguardo, però, è necessario che anche alla base di processi d'inclusione sociale le regole siano certe e condivise. E per il sindacato regole condivise vuol dire innanzitutto concertazione e una contrattazione nuova, aderente ai reali bisogni di una società che non è statica ma in continuo divenire, con necessità nuove e diversificate.

Da tempo la UIL sostiene che bisogna aumentare la contrattazione di nuovi capitoli, andando oltre il salario, andando oltre il luogo di lavoro e della categoria, occupandoci anche dei bisogni sociali sul territorio, inclusa la sfera dell'agio, destinando quote del costo contrattuale a salario indiretto, al finanziamento degli istituti che presiedono al tempo di non lavoro.

Una proposta, quindi, da promuovere nella contrattazione è quella di ricondurre al suo interno il capitolo CRAL, costruendo nei CCNL una cornice di regole, funzioni, strumenti ed ancoraggi legislativi all'art. 11 della legge 300, alla legge n. 383 sull'associazionismo di promozione sociale, alla legge 460 sul regime fiscale per le Associazioni no-profit e alla legge 328 sull'assistenza.

Occorre riaffermare l'attualità dell'articolo 11 della legge n. 300 (Statuto dei diritti dei lavoratori) nell'ambito di una battaglia generale per un nuovo Statuto dei lavoratori.

E' molto importante che obiettivi comuni siano condivisi da forze sociali diverse, dalle rappresentanze dei lavoratori, dal volontariato, dall'associazionismo, dalle rappresentanze delle imprese e cooperative sociali.

D'altra parte il momento di crisi che dobbiamo affrontare richiede un quadro d'alleanze forti perché il tentativo di smantellamento del welfare che più volte abbiamo denunciato, con quest'ultima finanziaria sta diventando più che un pericolo, una realtà cui fare fronte.

Tutti, cittadini e corpi sociali intermedi, siamo privi di un interlocutore e l'interlocutore è purtroppo indispensabile.

I lavoratori e lavoratrici stanno progressivamente perdendo il loro potere d'acquisto e questo produce un preoccupante impoverimento della società perché obbligatoriamente tutto ciò va a cambiare cicli e modelli di vita, all'interno dei quali il tempo libero diventa un optional.

Milioni d'anziani vivono in un progressivo impoverimento e le loro condizioni subiranno ulteriori aggravamenti così come ci dimostrano gli annunciati aumenti di tariffe e bollette, e la quasi totale assenza d'eque politiche abitative.

Il Governo non intende cambiare la linea politica, linea che fino ad ora ha inciso negativamente sui redditi e sulla vita della persone anziano, lo dimostrano i contenuti del Dpef e le anticipazioni sulla legge finanziaria.

Occorre rovesciare l'agenda delle priorità del paese; servono politiche economiche e sociali attente ai bisogni delle parti più deboli: i pensionati, le famiglie con persone non autosufficienti, i disoccupati, i giovani non occupati.

Il sindacato, in ragione di ciò, deve ripensare un innovamento di se stesso, della propria struttura organizzativa e della sua rete di servizi, nello specifico, bisogna completare la formazione alla contrattazione salariale con la contrattazione sociale, in azienda come nel territorio per la gestione piena e forte di quanto recita la legge 328.
 

 

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