I giovani italiani riscoprono il bel paese: non più Londra o New York, le nuve mete cool sono i territori del vino di casa nostra.
lo rileva un raporto Censis - 25-02-08

Le mete cool sono i territori del vino di casa nostra e i giovani italiani, sempre attenti e affascinati dalle nuove tendenze, riscoprono il Belpaese: le nuove generazioni si mostrano sempre più disponibili ad abbandonare le mete di viaggio più classiche a livello internazionale per sperimentare forme di turismo del vino e dei sapori nostrane e al passo con i tempi, trasferendo la formula pratica, veloce e ormai vincente dei viaggi last minute e low cost per organizzare gustosi itinerari “fai da te” a partire dalla ricerca in web.
E' l'ultima tendenza sul turismo del vino che emerge dal Rapporto n.6 Censis Servizi Spa/Città del Vino, in Bit-Borsa Internazionale del Turismo (FieraMilano, 21/24 febbraio), presentato oggi dal presidente delle Città del Vino Valentino Valentini e dal presidente del Censis Servizi Spa Fabio Taiti.

La tribù dei giovani enoturisti individua nel turismo enogastronomico italiano una nuova frontiera di avventura, una tipologia di viaggio fatta di momenti unici e irripetibili in cui tutte le componenti sensoriali hanno la loro parte e gli interessi più disparati trovano appagamento: gastronomia, amore per la natura, ricerca di benessere, genuinità e spontaneità degli incontri con personaggi del tutto particolari, la possibilità di usufruire di diverse tipologie di strutture di accoglienza, prodotti di una cultura materiale.

L'analisi Censis/Città del Vino mette in luce l'evoluzione interna subita da una grande fetta del turismo di casa nostra rappresentata dall'enogastronomia, e fa emergere una nuova stratificazione degli enoturisti la cui domanda tiene il passo con la crescente “coriandolizzazione” dell'offerta.

La tribù dei turisti enogastronomici, fortemente influenzata dall'andamento economico e dal conseguente riposizionamento sociale, risponde in maniera positiva a questo fenomeno, sempre più diffuso e contemporaneamente sempre meno visibile.
Dati e fatti mostrano tendenze e comportamenti di domanda con una capacità di spesa medio-alta, destinabile al settore del turismo enogastronomico capillarmente articolato e consistente (4/6 milioni di praticanti, 2,5 miliardi di volumi di affari, 140 strade dei vini e dei sapori, 550 comuni operanti nel settore), nei confronti del quale le attese degli enoturisti risultano in totale controtendenza rispetto all'andamento globalizzante, turbolento e competitivo del mercato del vino degli ultimi anni.

Secondo l'opinione degli addetti ai lavori - amministratori locali, produttori di vino, ristoratori, organizzatori di eventi, gestori di itinerari e di Strade del Vino - sono questi i punti fondamentali verso cui indirizzare l'attività e la missione turistica, ambientale e culturale delle Strade del Vino, il cui potenziale può ancora esprimere l'80% della sua reale capacità di sviluppo, dando vita a risultati concreti e di successo.
Esiste, infatti, una diversificazione interna alla tribù che identifica quattro tipologie di enoturisti: sono i “marginalisti” a fare delle mete più tradizionali le tappe fondamentali del loro viaggio e della ricerca della convenienza la loro missione, poichè il loro tempo libero non è molto, intendono sfruttarlo al meglio e in modo semplice e rapido; sempre più numerosi i “politeisti”, che hanno gusti molto diversi, ma li accomuna l'incessante attenzione rivolta alle occasioni e alle proposte del “low cost”; per gli “affluenti”, invece, è la continua ricerca di prodotti, servizi e luoghi di successo a soddisfare interessi e attese di maggiore livello qualitativo, supportati da una più consistente capacità economica; mentre gli “esclusivisti” appartengono a gruppi minoritari di consumatori di lusso e scelgono destinazioni e location alla moda ed emergenti, con una frequentazione riservata e dai costi selettivi.

Tuttavia “marginalisti”, “politeisti”, “affluenti” ed “esclusivisti” considerano allo stesso modo un'esperienza positiva di enoturismo inseparabile dai luoghi in cui avviene: l'ambiente e la forte identità con il territorio sono alla base della crescente domanda di un'offerta integrata fatta di genuinità e spontaneità, dove accanto alla qualità del vino trovi posto anche la qualità della vita, la cucina, la cultura.

La componente affettiva e profondamente umana legata alla storia di un vino, il rapporto emozionale che scaturisce dall'incontro con questo, la passione e il calore degli uomini e delle donne che stanno dietro alla nascita di quel vino particolare, rappresentano una fonte di fascino senza eguali.

A risultare quanto mai efficace è la nuova strategia di comunicazione, il “passaparola” tra amici o semplici conoscenti con racconti diretti ricchi di suggestioni e momenti indimenticabili, che rendono il viaggio enogastronomico ancora più coinvolgente, una vera e propria esperienza da fare in coppia o da condividere con gli amici, ricercando oltre al vino, motivi di attrazione e interesse di vario genere.

Dall'analisi delle aspettative della tribù degli enoturisti, la ricerca Censis /Città del Vino mette in evidenza un ideale di turismo del vino che, sfruttando la grande varietà dei prodotti e della realtà italiana, suggerisce una strategia di offerta diversificata, senza tradire l'identità dei luoghi, la genuinità e la spontaneità dei prodotti e dei rapporti umani.
L'indagine approfondita dei comportamenti dinamici e della sempre più consistente domanda di inclusione da parte dei nuovi enoturisti italiani rappresenta la base e il fondamento per elaborare strategie di incremento e sviluppo per il prossimo futuro.
Sull'esempio dell'esperienza tutta italiana delle “Strade del Vino”, le istituzioni europee e i paesi grandi produttori di vino puntano sempre più ad incrementare lo stretto legame del turismo con i territori, i vini e la tipicità dei prodotti.

Ma in nessun paese come l'Italia, il turismo enogastronomico ha assunto una fisionomia così diffusa e consistente: una ventina di leggi nazionali, 140 strade già operanti e normativamente deliberate, 1.300 comuni attraversati da questa rete capillare che comprende quasi 400 denominazioni territoriali di vini, 4.133 ristoranti, 32.972 prodotti vinicoli e 3.313 cantine.

I dati evidenziati dall'analisi Censis/Città del Vino testimoniano tuttavia una realtà nazionale in cui ristrettezze finanziarie, condizioni ambientali e contrasti di gestione tra pubblici e privati influenzano in maniera del tutto negativa la quantità e qualità delle offerte.
Perché quest'offerta così varia e diversificata possa acquistare visibilità e carattere unitario, occorre che la specializzazione di ciascuna strada si concentri esclusivamente sulla natura del prodotto, agroalimentare o vinicolo, che la distingue dalle altre.
Il passo successivo riguarda tutto ciò che ruota intorno alla qualità del prodotto che deve essere elevato allo stesso grado di eccellenza.

Segmentare proposte e tipologie di offerta è fondamentale perché ogni singola realtà mantenga la sua identità e allo stesso tempo sia facilmente individuabile e fruibile dalla maggioranza dei suoi potenziali visitatori.

Se queste strategie risultano alla portata delle realtà già da tempo affermate, possono rappresentare dei validi suggerimenti per quelle che invece sono ancora alla ricerca di un successo conclamato, e che debbono continuare a stimolare in modo indifferenziato il loro patrimonio enogastronomico e paesaggistico.
 

 

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