Qualche impressione dal Viet Nam
di Claudio Sandri: un viaggiatore solitario -09/01/08


BUON 2008!!! Come state?Avete passato delle buone vacanze per queste festivita'?
Il mio viaggio procede benissimo, senza intoppi e inconvenienti. E mi e' venuta voglia di darvi mie notizie e di raccontarvi qualcosa di quello che sto vedendo di questo Paese.
Sono attualmente a Saigon (preferisco chiamarla cosi' questa incredibile citta': mi suona molto piu' evocativo di Ho Chi Minh City, e inoltre anche i locali la chiamano cosi').
In questo ormai mese e mezzo di permanenza in Vietnam ho gironzolato nell'estremo Nord; mi sono fermato diversi giorni ad Hanoi; ho girovagato per il Delta del Mekong ; e mi sono lasciato irretire dalla frastornante Saigon. Dopodomani prendo a risalire verso Nord, lungo la costa. E spero di farmi un po' di bel mare.
Le prime impressioni sono di un Paese che da' il meglio di se' attraverso la sua gente e attraverso la formidabile lezione di vita della sua storia recente. Non che naturalisticamente non sia bello; anzi ! Purtroppo l'integrita' dei suoi ambienti naturali e' spesso fortemente intaccata da uno sviluppo economico tumultuoso e, si direbbe, assolutamente fuori controllo: strade dissennate, elettrodotti, capannoni industriali, dighe, giganteschi progetti di speculazione edilizia ... e tantissimo turismo, sempre fortemente "irreggimentato" (si' che non e' facile qui fare il viaggiatore indipendente). Insomma: quello che sto facendo in Vietnam non e' il viaggio avventuroso che avevo fatto in Cambogia e in Laos. Ma nonostante cio' sono comunque affascinato dalle esperienze che sto vivendo: semplicemente sono di tutt'altra natura di quelle che avevo avuto in Cambogia ed in Laos.
Anche qui la gente e' semplicemente deliziosa: gentili, amichevoli, sorridenti, giovani, fiduciosi nel futuro(ma sara' proprio cosi' ?). Ecco: quello che ti colpisce di piu' e' la loro capacita' di sorridere. E alla fine impari a sorridere anche tu, per empatia (e non e' poca cosa!). Se penso a quanto invece in nostro Paese e' triste, scontento, diviso (tutti contro tutti).Chissa' perche' ci siamo ridotti cosi'!? non mi sembra che lo siamo stati sempre.
Dopo qualche giorno di iniziale decompressione ad Hanoi sono andato in areo a Dien Bien Phu. Visitare i campi di battaglia e' stato affascinante e terribile, soprattutto quello della resa definitiva dei francesi: la Collina A 1.Sembrava di essere sul luogo di una battaglia della Prima Guerra Mondiale anziche' della meta' degli anni '50: colline scavate da trincee, bunker sotterrranei, reticolati di filo spinato, strutture anti-carro. E poi le foto d'epoca del Museo (impressionanti!) e i cimiteri di guerra: quello vietnamita(1000 tombe senza nome - ma i morti erano stati piu' di 20.000 -, solo delle lapidi con la stella gialla a cinque punte, simbolo del Vietnam) e quello francese (un piccolo e spoglio monumento commemorativo in uno spiazzo quadrato circondato da un muro; nessunalapide per i 7000 morti)
Da D.B.P. ho intrapreso un lungo giro versoNord Est, fino alle zone piu' remote ai confini con la Cina. Lo scopo era quello di vedere ambienti naturali intatti e le popolazioni locali (un mosaico di minoranze etniche, ciascuna con la propria lingua, le proprie usanze, la propria cultura).
Questione un po' complicata quella delle minoranze etniche: a parole lo Stato ne esalta la diversita' e le considera una grande ricchezza culturale.Ma poi, nei fatti, non perde occasione per cancellarne l'identita' (un esempio tra molti: ascuola la lingua locale non viene insegnata).
Era un susseguirsi di paesaggi montuosi, convalli dai fianchi ricoperti da scenografici terrazzamenti di risaie(vere e proprie opere d'arte), di foreste verdissime, di villaggi e paesotti.
Ma ovunque imperversavano torme di turisti all'inseguimento delle donne locali (H'mong Blu e Dzao Rossi) per fotografarle nei loro tradizionali costumi (bellissimi!), a loro volta inseguiti da quelle stesse donne che volevano vendere loroi propri prodotti artigianali (assai pregevoli).
Mispostai allora ancora piu' a Nord, versoregioni che speravo meno frequentateperche' piu' fuori mano. Era la zona dei H'mong "a fiori". C'erano effettivamente assai meno turisti (ma ancora troppi per i miei gusti).
Le donne di questa popolazione vestono costumi tradizionali elaboratissimi e sgargianti di colori.
I loro mercati sono semplicemente fantasmagorici (da perderci gli occhi!): colori, odori, suoni .... una vertigine di sensazioni.Ci si vende di tutto: dai bufali d'acqua ai cuccioli di cane (per allevarli e poi mangiarseli!), cavallini (nervosissimi), maiali (chiusi in delle strane ceste di bambu' a forma di fuso), erbe e radici medicinali, larve di insetti vari (da mangiare), DVD di fil m cinesi tradotti in lingua H'mong (e poi dimmi tu se non dobbiamo aver paura della concorrenza cinese!).... Ma soprattutto abiti tradizionali: le donne Hmong "a fiori" sono vanitosissime e, nonostante gia' indossino fantastici abiti, ne comprano e compranodi nuovi con una quasi forsennata voglia consumistica.
Man mano che procedevo sempre piu' a Nord la massa di turisti diminuiva, finche'scomparve del tutto.
Mi muovevo con mezzi locali (lentissimi! non piu' di 20 km/h , si' che per fare 300 km mi ci volevano 2 giorni). Poi non ci sono stati piu' nemmeno quelli. Per l'ultimo tratto, di tre giorni, ho noleggiato una jeep (russa, di una trentina di anni fa!), ovviamente con autista e guida. Sono stati 3 giorni piuttosto pesanti: ore e ore di jeep su strade in genere piuttosto infernali. Strade di montagna spesso poco piu' che delle carrarecce. Ma ambienti naturali di enorme fascino. Estremamente severi, aspri: monti scoscesi e rocciosi, gole profonde, terreni avari, radi campi, villaggi miserrimi; un succedersi di vallate nascoste tra le montagne; piane cosparse di rocce dalle forme fantasmagoriche, si' che parevano dei giardini zen. E donne che portavano sulla schiena carichiincredibili,che costruivano e riparavano strade con strumenti solo manuali (mi e' rimasto un mistero cosa facciano gli uomini: forse si limitano a comandare!).La vita la' deve essere ben dura. Al punto che il paesaggio antropico non solo e' assolutamente privo della benche' minima traccia di ricerca della bellezza, ma non e' neppure in armonia con il paesaggio naturale. E questo mi e' parso strano: e' la prima volta che mi imbatto in una tale situazione. Puo' darsi che dipenda anche dal fatto che le popolazioni che vivono in queste zone vi sono arrivate in tempi relativamente recenti (sono Dzao Neri e H'mong Bianchi). E certo lo Stato ci mette anche del suo: edifici pubblici (scuole, Case del Popolo, uffici amministrativi) incongruentemente grandi e appariscenti, forse unicamente per far sentire la presenza del "potere centrale" (nei confronti del quale le popolazioni locali sono, pare, abbastanza riottose).
E poi Hanoi. Citta' emozionantissima, impregnata come e' di storia recente, una storia che anche noi abbiamo vissuto, sia pure su un piano puramente intellettuale.
In un grande parco troneggia un'enorme statua di Lenin (per quanto ancora?). Ovunque e' un grande sventolio di bandiere rosse con falce e martello e con stella a cinque punte (bandiera del Vietnam).
La guerra e' una presenza palpabile, terribile, spesso agghiacciante: nelle immagini fotografiche, nei dati statistici, nell'esposizione delle armi - impressionanti le bombe (napalm, diossina, fosforo bianco, agente "arancio") -.
Al Museo di Belle Arti i dipinti del secolo scorso hanno quasi tutti per soggetto la guerra; pittura rigorosamente figurativa, eseguita con le lacche che, con i loro colori scuri, aggiungono ulteriore drammaticita' alla rappresentazione di battaglie, di citta' e villaggi distrutti, di morti.
Nel Museo della Prigione di Hoa La (costruita dai francesi per imprigionarvi gli oppositori del regime coloniale) troneggia una ghigliottina (autentica) circondata di foto di esecuzioni.
Ma su tutto sovrasta la presenza di Ho Chi Minh: le statue e le sue immagini nei parchi e nelle strade, il Museo a lui dedicato, la casa dove ha stilato la "Dichiarazione di Indipendenza" nel 1945, le case in cui ha vissuto, i suoi cimeli sparsi nei vari Musei (la macchina da scrivere, la valigetta di rattan, un paio di sandali, ....), il Mausoleo.
Difficile sottrarsi alla commozione entrando nel Mausoleo. Gia' il prologo (i controlli meticolosi, la lunga fila, i soldati in uniforme bianca che scortano i visitatori, in piccoli drappelli, all'ingresso del Mausoleo attraverso l'enorme piazza) ti introduce in un clima di solennita'. Appena entrato la frase di Ho Chi Minh "Niente e' piu' importante dell'indipendenza e della liberta' " campeggia a grandi lettere d'oro . Si sale una breve scala e al termine di un corridoio si entra nel sacrario quasi buio. Fa freddo. Il sarcofago di cristallo e' al centro di un vasto ambiente cubico. Il volto e le mani di Ho Chi Minh sono illuminate o forse sembrano tali perche' sono ceree a contrasto con l'abito nero che indossa. Quattro soldati, in uniforme bianca, sono immobili agli angoli del sarcofago. Alle spalle di questo, sull'altissima parete rosso fuoco si stagliano, in un giallo brillante, la "falce e martello" e la "stella a cinque punte" .

E poi c'e' la citta' che vive nel presente. Il "Quartiere Vecchio": caotico, vivacissimo, giovane, colorato. Il "Quartiere francese", in alcune zone elegante e sofisticato: begli edifici coloniali (molti sono degradati ma molti sono stati perfettamente restaurati), grandi viali alberati, un sontuoso Teatro dell'Opera, negozi del lusso occidentale, ristoranti di altissimo livello; e' un'altra Hanoi, lontana dal passato di guerra, dalla vita formicolante, dai mercati, dalla poverta'; e' l' Hanoi della nuova borghesia vietnamita.
Il "Quartiere Vecchio" e' il cuore della citta' commerciale. Un dedalo di strade (difficile orientarsi!), ciascuna "specializzata" in uno specifico tipo di mercanzia della quale porta il nome: cosi' c'e' la "Via delle ciotole di legno", la "Via dei graticci di bambu' ", la "Via del pesce in salamoia", la "Via della seta", ....
Qui gli edifici ("case a tubo") che fiancheggiano le strade sono larghi appena 3- 4 m e alti al massimo 4 piani, ma si sviluppano fortemente nella parte posteriore alla facciata: un retaggio di epoca medievale, in cui le tasse sulla casa si pagavano in base alla larghezza della facciata sulla strada.
Le strade sono affollatissime: di gente che va, di gente che chiacchiera o lavora sui marciapiedi di fronte alla propria bottega, di venditori ambulanti (tante venditrici di fiori, bellissimi, rose e crisantemi soprattutto), di donne con il classico bilanciere sui cui piatti portano pesi incredibili (alcune addirittura dei mini-ristoranti: fornello a carbone, stoviglie, minuscoli sgabelli per gli avventori, cibarie, bevande).
Ovunque migliaia di motorini che scorrono per le strade come un fiume disordinato (le norme di circolazione sembrano del tutto opzionali) e che ingombrano, in sosta, i marciapiedi; si' che camminare per le strade non e' facile. Ma alla sera quasi scompaiono e i marciapiedi si popolano di "ristoranti di strada": una stuoia, un fornello a carbone, dei minuscoli sgabelli ... e in men che non si dica ti preparano una cena
Per spostarsi la cosa migliore e' o andare a piedi o utilizzare gli "se om" (moto-taxi).
A loro modo gli hanoiani sono anche disciplinati: il 15 Dicembre e' entrato in vigore l'obbligo del casco per chi viaggia in moto/motorino. Ebbene: fino al giorno prima non si vedeva neppure un casco; dal 15 Dicembre lo indossano assolutamente tutti (compresi, ovviamente, gli utenti degli "se om"). Si vede che in questo Paese la certezza della pena e' totale !
Le pagode (di culto buddista) sono numerose, spesso affollate di fedeli, gli altari stracolmi di offerte (lattine di birra, bottigliette di acqua minerale, frutta, bastoncini di incenso, biscotti, caramelle, soldi,...), le strutture lignee laccate di un bellissimo rosso cupo con decorazioni in oro, i fregi lignei un trionfo di draghi elaboratissimi . Le statue votive, quasi sempre in legno laccato, sono molto realistiche, spesso di grande fascino. In alcune pagode, come offerta i fedeli bruciano denaro in appositi forni: banconote da 100$, da 500.000 dong ( = circa 30 $) .... falso, naturalmente ! (il che mi suona un po' come una truffa nei confronti della divinita' !)
Dintorni di Hanoi
Hanoi e' circondata da una vastissima pianura in cui si forma il delta del Song Hong (Fiume Rosso). E' quindi un paesaggio monotono, di risaie, specchi d'acqua, orti, in alcune zone un po' paludoso. Ma improvvisamente dalla pianura prendono a spuntare picchi calcarei dalle forme fantastiche. E' Tam Coc. Un corso d'acqua si addentra tra quelle formazioni rocciose; le lambisce, le scava alla base, le perfora creando magiche gallerie che le attraversano. Con una piccola barca a remi percorro un tratto del fiume. La conduce una donna, con remate dal ritmo preciso e veloce, senza sforzo apparente. E' un paesaggio drammatico e nello stesso tempo bellissimo. Peccato che ci siano altre decine di barche cariche di turisti!
Un paesaggio analogo, ma piu' idillico, lo si attraversa per arrivare alla "Pagoda dei profumi".
Un fiume dalle acque limpidissime, pesci che saltano, libellule, farfalle, canti di uccelli, ninfee di un rosa intenso, ponticelli rossi. Intorno colline rocciose ma dai contorni piu' morbidi di quelle di Tam Coc. Pare quasi una creazione Disneyana. Naturalmente turisti anche qui (ma meno). Si sbarca e ci si avvia alla Pagoda, che e' sulla vetta di un'alta collina ... dove si arriva in cabinovia ! e il percorso per arrivare alla stazione di partenza della cabinovia e' costellato di ristoranti, baracchini che vendono frutta, bevande, chincaglieria per turisti e devoti. Il luogo e' infatti particolarmente venerato ed e' meta di pellegrinaggio.
La pagoda e' in realta' solo un altare all'interno di una gigantesca caverna naturale. Ma e' comunque un luogo assai suggestivo.
La Baia di Ha Long e' un'ampia zona di mare del Golfo del Tonchino sbarrata, verso il mare aperto, da isole montuose e verdissime e cosparsadi centinaia di isole eisolotti rocciosi a forma di torri, di pinnacoli, di coni, che si specchiano nell'acqua calma del color della giada. E' un paesaggio magico, nonostante la presenza di grandi masse di turisti.
E con questo chiudo. Saigon e il Delta del Mekongal prossimo diario
Ciao.

 
 

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