Scandalo del pallone
di Rossella Ronconi e Alberto Manni
15/06/06

Il grande scandalo a cui stiamo assistendo provocherà certamente nell'opinione pubblica il disgusto verso il calcio, ma può rappresentare un'ottima occasione per rifondarlo. Nei precedenti scandali, l'illecito sportivo non era ancora reato e i colpevoli se la cavarono di fronte alla magistratura ordinaria, ricevendo solo sanzioni sportive. Ovviamente è doveroso attendere che indagini, interrogatori e tribunali chiariscano le responsabilità e comminino le giuste sanzioni, ma dal punto di vista morale e del costume non possiamo non giudicare quello che sta venendo a galla in questi giorni sul calcio: un grave atto contro l'etica dello sport che apre inquietanti scenari su di un fenomeno di cosi grande rilevanza sociale. Se il senso d'impunità nell'ambiente del calcio è arrivato ad un tale livello da spingere alcuni dirigenti delle società, alcuni arbitri, alcuni calciatori ed alcuni cronisti a commettere reati su reati, è necessaria una profonda rivisitazione delle norme che regolano il settore facendo rientrare in tutto e per tutto il mondo dello sport all'interno della normalità: la vicenda ultima dimostra ancora una volta che non è più sostenibile la tesi dell'autonomia dello sport sbandierata da anni da tutti gli ambienti sportivi e che vede nell'autogoverno centrato sul CONI la soluzione ai problemi che di volta in volta si presentano. Ora è opportuno che la magistratura ordinaria e quella sportiva facciano il proprio dovere in tempi brevi. Intanto il Governo, la politica, le istituzioni, l'informazione devono affrontare la crisi trasformando lo scandalo in una grande opportunità di risanamento complessivo. Innanzi tutto è opportuno che chi ha condiviso questo stato di cose si faccia da parte o venga obbligato a farsi da parte altrimenti l'opinione pubblica non percepisce che si sta cambiando. Comunque rimane un grande senso di sconforto per il danno arrecato a tutto lo sport colpito nella parte più nobile.Verso i giovanissimi questo episodio di assuluta antisportività può incidere profondamente sulla passione e l'innocenza con le quali affrontano una sana competizione sportiva. Possibile che si siano allevati atleti e operatori il cui interesse è costituito quasi esclusivamente dal guadagno, noncuranti del proprio onore professionale, dei principi fondamentali dello sport, delle norme cui sono vincolati (compresa quella di non scommettere) e delle stesse leggi penali? Anche da queste considerazioni emerge la necessità di ripensare l'insieme del movimento sportivo, la sua organizzazione e i suoi poteri, per ridare credibilità allo sport in Italia, e in particolare al più amato degli sport, quello del calcio.

 

 

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