Calcio, un gioco che non combatte il razzismo
di Rossella Ronconi - 24/04/09

Tanta è la retorica dell'ipocrisia riportata dai media e non solo sul razzismo nel calcio, che ormai dopo l'ennesimo caso, quello di Balotelli in occasione della partita con la Juve , sembra quasi scontato. Il codice di giustizia sportiva prevede all'articolo 11, comma 3, multe per “ogni manifestazione espressiva di discriminazione”, da notare che si parla di discriminazione e non di razzismo. Inoltre per i recidivi e i casi più gravi, porte chiuse, squalifica del campo, perdita della gara a tavolino, penalità in classifica e multe pecuniarie dai 15 ai 500 mila euro per le società a seconda della serie. Nel nostro paese non esiste una legislazione che punisca veramente il razzismo allo stadio diversamente ad altri paesi europei come ad esempio in Spagna in cui è prevista la “tolleranza zero”. Da più di due anni in Europa abbiamo regole più severe: Parlamento Europeo e Uefa hanno redatto una Risoluzione formale: “il parlamento Europeo esorta la Uefa e gli altri organizzatori di competizioni a garantire che gli arbitri abbiano la facoltà, sulla base di direttive chiare e rigorose, di fermare ed abbandonare le partite in caso di gravi abusi razzisti”. A tutt'oggi il governo italiano, mentre è in grado di pensare a leggi ad hoc sui manager accusati di causare la morte in fabbrica (vedi Thyssen), sul testamento biologico (vedi Eluana), guarda caso non è stato in grado di emanare una legge che recepisca la piattaforma Uefa contro il razzismo.

 
 

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