E' proprio l'anno della Spagna, nello sport e non solo….
di G. Deruda - 08/07/08


La vittoria conseguita il 6 luglio scorso da Rafael Nadal nella finale di tennis del torneo di Wimbledon contro Roger Federer non ha fatto altro che ribadire una sacrosanta verità che a molti può far piacere e ad altri un po' meno : la Spagna è oggi la più grande potenza dello sport europeo, capace di eccellere in un grande numero di discipline, sia individuali che di squadra. A poca distanza dalla vittoria negli Europei calcistici, che ha convinto la federazione internazionale del calcio a collocarla al primo posto anche nel mondo a scapito di una deludente Italia, retrocessa in seconda posizione, lo sport spagnolo consolida uno stato di grazia che in altre discipline è evidente ormai da anni. Negli sport motoristici i talenti spagnoli fanno segnare una presenza rilevante e nel ciclismo arrivano a spadroneggiare. L'ultimo vincitore del Tour de France e del Giro d'Italia è Alberto Contador. Il quale, escluso dall'attuale edizione della "Grande Boucle" a causa dei sospetti di doping, ha ceduto fin qui il testimone ad altri connazionali che non risparmiano energie pur di primeggiare. La Spagna è forte anche nel basket, sia a livello di nazionale che di club.

Sono questi i frutti di politiche governative che hanno messo lo sport al centro dello sviluppo d'immagine del paese ma anche per una voglia di fare ed un orgoglio ammirevole della popolazione che si ritrova in un progetto teso a fare dei salti di qualità per potersi misurare alla pari con paesi che una volta venivano presi ad esempio. Ciò vale anche e soprattutto per l'Italia, paese con molte similitudini, e che ormai viene tallonato sia per la crescita del prodotto interno lordo complessivo e individuale sia per l'attrazione dei flussi turistici all'insegna della competitività più serrata sul piano dei prezzi e su quello, ancora più delicato, della accoglienza e della cordialità .E noi, sotto questo punto di vista, più che farci logorare dall'invidia, dovremmo rimboccarci le maniche per essere una volta tanto umili e non presuntuosi emulatori.

 
 

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