III^ Conferenza di Organizzazione 
Federazione Italiana del Tempo Libero (FITeL)

            Roseto degli Abruzzi  20 -21- 22 maggio 2016



Documento politico 


LO SCENARIO

Sono trascorsi quattro anni dall’ultima Conferenza di Organizzazione tenuta a Marina di Massa e più di due anni dal Congresso del 2013. Sono stati anni difficili per il nostro paese a causa del perdurare della crisi iniziata nel 2008. Otto anni hanno  sedimentato i cambiamenti dovuti agli effetti della crisi ai quali si aggiungono nuovi e imponenti fenomeni come quelli dell’immigrazione, dell’invecchiamento della popolazione, del mutamento della famiglia, dell’affermazione delle donne nel mercato del lavoro e nella battaglia per i diritti civili.
Gli aspetti più evidenti della crisi sono l’aumento delle disuguaglianze e delle famiglie cadute in stato di povertà assoluta. La  disoccupazione, in particolare quella giovanile e la diffusione del lavoro precario e del lavoro povero sono le cause principali del processo di esclusione sociale che abbiamo registrato. 
L’Italia ha subito più di altri paesi la crisi a causa di una debolezza strutturale dell’apparato produttivo, del sistema formativo, del welfare. I dati relativi agli investimenti in ricerca e innovazione, in formazione scolastica e professionale, vedono l’Italia in posizione arretrata rispetto agli altri paesi più avanzati d’Europa. 
In questi anni è mancata sia una politica di riforme, sia una rete di sostegno e di tutela dei diritti sociali. Di questo le classi sociali più deboli ne hanno pagato le conseguenze.
In Europa i segnali di ripresa che si registrano sono ancora parziali e insufficienti a produrre effetti sensibili sull’occupazione, sul reddito delle famiglie e conseguentemente sui consumi interni, nonostante il sostegno derivante dalla politica monetaria della BCE.
La crescita che si registra non è ancora adeguata a mettere l’Italia in condizione di competere alla pari con le economie più avanzate e di essere traino dello sviluppo dell’Europa. L’Italia deve uscire con più rapidità dalle difficoltà dando maggiore efficacia al processo riformatore avviato, in modo da correggere i gravi problemi strutturali che si riscontrano a livello economico, istituzionale, politico e morale del paese. Soprattutto bisogna concentrare tutte le risorse già disponibili e quelle da ricavare dalla non più rinviabile riduzione della spesa pubblica, da una efficace lotta alla evasione fiscale e alla corruzione, su investimenti mirati a creare occupazione.  
Le politiche sociali e con esse le politiche di promozione culturale e sociale dei lavoratori e dei cittadini in questi ultimi dieci anni sono state sacrificate sia nei luoghi di lavoro colpiti dalla crisi, sia nelle politiche di bilancio degli enti pubblici. Le difficoltà economiche degli ultimi anni spiegano solo in parte i passi indietro che si registrano rispetto al periodo in cui la politica del tempo libero aveva un peso di primo piano nella contrattazione delle politiche di welfare aziendale e nelle scelte a livello politico. 
Le ragioni sono diverse, prima fra tutte il ritardo politico e culturale dei decisori politici e del mondo imprenditoriale in base al quale le politiche sociali sono considerate una voce di spesa, non un investimento sul capitale umano a tutto vantaggio del paese, delle imprese e del territorio in cui esse operano. 
Occorre che le forze sociali impegnate nei settori dell’assistenza e della promozione sociale conducano una battaglia politica contro questa impostazione sbagliata che va a svantaggio del progresso civile ed economico del paese. Gli investimenti nel sociale devono essere considerati importanti per lo sviluppo del paese, alla pari di quelli diretti all’industria o alle infrastrutture. Una società solidale e inclusiva regge meglio gli urti delle crisi ed è anche più attrezzata a cogliere le opportunità di ripresa economica.
Per queste ragioni il governo deve riconoscere il ruolo insostituibile che viene svolto dalle organizzazioni del Terzo settore e dal sindacato nella società a favore dei diritti e della promozione sociale delle persone, rendendo effettiva la partecipazione di questi soggetti alle scelte che vengono compiute in tema di politiche sociali.
Pur in presenza delle difficoltà economiche, dei ritardi politici e dei tagli ai finanziamenti delle politiche sociali, la FITeL ha rafforzato la sua rappresentanza e il Terzo settore in generale ha garantito la sua funzione di produttore di servizi ai cittadini. 
Ma questa tenuta complessiva non deve nascondere i problemi che limitano le potenzialità di sviluppo della nostra organizzazione. 
I lavori della Conferenza di Organizzazione devono concentrarsi su proposte di lavoro che possano colmare lo scarto che registriamo quotidianamente tra risultati ottenuti e obiettivi possibili da raggiungere.
Di qui deve prendere corpo il dibattito che prepara la Conferenza di Organizzazione iniziando prima di tutto un lavoro di conoscenza e analisi delle conseguenze che questo difficile e lungo periodo di crisi ha provocato nel tessuto sociale. Occorre capire bene i mutamenti intervenuti nel modo di vivere di tante famiglie e le aspettative future che stanno maturando per essere in grado di adeguare l’offerta di servizi ai lavoratori e ai cittadini. 

LA FITEL

La FITeL nasce con lo scopo di dare rappresentanza politica e organizzativa ai CRAL e alle associazioni aderenti.
In questi anni la struttura nazionale ha organizzato eventi di promozione culturale, sportiva, turistica che hanno riscosso larga partecipazione e consensi. Nell’anno in corso si è avviata una nuova modalità organizzativa in grado di coinvolgere maggiormente i territori la cui partecipazione è garanzia di riuscita degli eventi. La rassegna del teatro, i tornei nazionali di carattere sportivo, il premio letterario, i workshop con operatori turistici, le convenzioni nazionali, l’attività internazionale Organizzazione Internazionale del Turismo Sociale (OITS), si sommano alle tantissime iniziative dei regionali, dei Circoli Ricreativi Territoriali (CRT) e alla molteplici attività svolte dai CRAL aziendali e di gruppo. 
I protocolli firmati con TELETHON, UNHCR e LIBERA hanno rafforzato l’impegno della FITeL nel terreno della solidarietà e dell’inclusione sociale.
Una attività, quindi, che può avere ulteriori sviluppi in particolare se si riuscisse ad estendere l’associazionismo anche tra i lavoratori di quei settori formati da imprese di piccole dimensioni come il commercio, il turismo, l’artigianato.  
La vasta iniziativa diffusa a livello nazionale, regionale, territoriale e nelle aziende non è stata però sufficiente a supportare la FITeL nel ruolo di rappresentanza del mondo associativo nei confronti delle istituzioni nazionali, regionali e degli enti locali. Non siamo riusciti a dare peso politico alla nostra attività, nonostante le tante iniziative promosse nel paese contribuiscano ad aumentare e qualificare l’offerta culturale, sportiva e turistica nazionale e dei singoli territori regionali. 
Come pure sottovalutati sono, all’interno del Terzo settore, sia il lavoro svolto da FITeL nel campo del tempo libero sia il contributo dato per lo sviluppo dell’attività del Forum del Terzo settore. C’è senz’altro una carenza di comunicazione con la realtà esterna, anche con quella a noi più prossima. Ma sarebbe riduttivo cogliere solo questo aspetto per spiegare un deficit di rappresentanza che pesa nel consuntivo della nostra attività. 
Occorre quindi individuare le proposte di lavoro in grado di affermare un peso specifico della nostra associazione in primo luogo nei confronti dei ministeri che hanno competenze nei settori del tempo libero e delle politiche sociali, ma anche delle regioni e delle amministrazioni locali, altrimenti gran parte della nostra principale missione viene a mancare. 
Il ruolo di interlocutori delle istituzioni si ottiene con la capacità di fare proposte, di indicare politiche innovative. Le generazioni cambiano, la tecnologia e l’informatica generano nuove conoscenze, nuovi bisogni, nuove opportunità. La riforma del Terzo Settore, attualmente in discussione al Senato, è destinata a portare profonde novità nella legislazione in essere e nel modo di operare delle organizzazioni che ne fanno parte. 
Intercettare queste novità, sapere adeguarsi ai cambiamenti e, di conseguenza, essere in grado di adeguare l’offerta di servizi sono le chiavi del nostro impegno sul sociale. La scelta che facemmo di attivare un Osservatorio nazionale sul tempo libero va nella giusta direzione in quanto lo strumento permette un monitoraggio di quanto accade nel settore mettendo in evidenza tendenze, criticità e innovazioni.
Lo strumento va sicuramente riattivato, ma la sua utilità può essere valorizzata dalla ridefinizione da parte nostra di un quadro strategico di sviluppo delle politiche di promozione sociale nel luogo di lavoro e nel territorio. Occorre conoscere le evoluzioni in corso e sapere come operare nei prossimi dieci anni. 
Questa esigenza ci consegna un lavoro impegnativo ma ineludibile per una organizzazione che ha l’ambizione di assolvere sempre meglio al ruolo di rappresentanza di un associazionismo numeroso, qualificato, diffuso, che vuole continuare a crescere.
Questo nuovo impegno deve partire dalla consapevolezza che tutti i punti di crisi individuati richiedono alla FITeL una azione che individui direttrici certe.


TUTELA DEI CRAL E DELL’ASSOCIAZIONISMO 

La crisi economica ed occupazionale ha inciso sensibilmente sull’associazionismo aziendale sia nelle situazioni di crisi aziendale, sia nella contrattazione del welfare nei luoghi di lavoro non colpiti direttamente dalla crisi. In questi casi, le risorse impegnate per il benessere dei lavoratori spesso sono state sacrificate o convertite in benefit individuali o di diversa natura, modificando contenuti e gestione delle politiche di welfare interne alle aziende e ai grandi gruppi. Gli sgravi fiscali concessi alle aziende per misure di welfare aziendale fuori della contrattazione sindacale hanno aumentato il peso imprenditoriale nella determinazione di misure rivolte ai lavoratori. 
Risultano, quindi, indeboliti i valori  di aggregazione sociale, di mutualità e solidarietà che l’azione dei CRAL ha rappresentato all’interno dei luoghi di lavoro negli scorsi decenni. Occorre invertire questa pericolosa tendenza che sta progressivamente svuotando quanto scritto nell’art. 11 dello Statuto dei lavoratori.
Il recupero di una efficace capacità di contrattazione del welfare da parte del sindacato è fattore determinante. Ciò può essere incentivato dalle recenti novità contenute nell’ultima legge di stabilità che consentono anche al welfare contrattato di accedere ai benefici fiscali. 
Ancora più importanti sono i fattori di autoriforma che i CRAL possono adottare quali: la riorganizzazione della funzione e delle regole di democrazia e partecipazione; il collegamento con il territorio e con le altre realtà associative. 
Il CRAL deve essere in grado di intercettare la domanda aggregata e individuale che i lavoratori esprimono e di aprirsi al territorio come soggetto in grado di organizzare  servizi ed eventi culturali, sportivi, ricreativi rivolti non solo a chi lavora in azienda, ma anche ai cittadini, ai lavoratori di piccole realtà produttive. Qui si salda il rapporto non solo organizzativo ma collaborativo tra CRAL e CRT. 
Bisogni e aspirazioni si manifestano in varie forme e impongono una capacità di diversificare l’offerta. 
La possibilità di utilizzare il premio di risultato anche sotto forma di servizi di welfare e l’uso dei voucher in alternativa ai servizi “in natura”, sono nuove opportunità per i lavoratori e disegnano uno scenario di iniziativa dei CRAL inedito rispetto al passato che va affrontato con proposte e strumenti adeguati.
Per queste ragioni diventa strategico per i CRAL l’apertura alla realtà territoriale istituzionale e sociale. Come pure importante è il rapporto tra i CRAL, al fine di realizzare una aggregazione della domanda e acquisire economie sul costo dei servizi di diversa natura per una migliore organizzazione del tempo di non lavoro e della vita famigliare.

Le associazioni che aderiscono alla FITeL hanno pari dignità di rappresentanza dei CRAL. La nostra struttura organizzativa e politica deve facilitare la loro partecipazione alla iniziativa politica e organizzativa della FITeL.
Occorre, pertanto, individuare un modo di lavorare che tenga conto della rappresentanza delle associazioni. Il primo passo è l’acquisizione di una conoscenza il più possibile esatta di questa importante realtà avendo un quadro che permetta di capire quali settori di impegno sociale aderiscono e quali non aderiscono; quali sono le variazioni nel corso dell’anno e le motivazioni che le producono; il profilo professionale e sociale di chi ha responsabilità di direzione nelle associazioni; il grado di democrazia che viene esercitato nell’associazione.
Ma soprattutto è bene fin da subito interrogarci su come coinvolgere pienamente nella vita democratica della FITeL la rappresentanza attiva dell’associazionismo che può immettere nuove energie e concorrere al rinnovamento del gruppo dirigente a tutti i livelli.
Tutto ciò dovrà avere un primo significativo riscontro nella formazione del gruppo dirigente che verrà decisa dal prossimo congresso.

RADICAMENTO NEL TERRITORIO: I CIRCOLI RICREATIVI TERRITORIALI (CRT)

Il CRT è la struttura di base della FITeL e dei suoi associati con la quale si vuole operare sul territorio partendo dalla lunga esperienza maturata nella programmazione e gestione del tempo libero nei luoghi di lavoro e coinvolgendo tutte le energie culturali e organizzative che il territorio esprime. I CRT devono diventare punti di aggregazione per chi vuole promuovere attività o partecipare attivamente alle iniziative sportive e ricreative, in modo da arricchire l’offerta di servizi e opportunità rivolta ai cittadini. I CRT sono dunque un investimento per lo sviluppo economico, culturale e occupazionale del territorio.
Si tratta quindi di una scelta non solo organizzativa, come spesso è stata interpretata, ma strategica da cui dipende gran parte del futuro della FITeL. 
Occorre quindi partire dal peso politico e organizzativo che attribuiamo a questa struttura per affrontare con maggiore spinta ideale il processo di diffusione e qualificazione dei CRT. 
I risultati fino ad oggi acquisiti ci mostrano una scarsa presenza di queste strutture territoriali nonostante la loro costituzione sia stata decisa alla assemblea nazionale dei CRAL svolta a Bardonecchia nel maggio del 2011. Alcuni CRT svolgono attività importanti sul territorio, mentre la gran parte di queste strutture territoriali di base vengono utilizzate per lo più per l’iscrizione di soci aggregati ai CRAL. Sono rarissimi i collegamenti tra CRAL e CRT . Altrettanto rare sono le iniziative di un qualche valore politico che la maggioranza dei CRT riesce a produrre a favore dei cittadini. 
Le ragioni principali che spiegano questi ritardi sono di carattere politico e organizzativo. Prima fra tutte la difficoltà di garantire una presenza attiva e qualificata di volontari appartenenti alle tre organizzazioni di riferimento. Altre volte si lasciano inespresse energie a causa di veti di sigla o su singole persone.  
Il permanere di queste difficoltà mettono a rischio lo sviluppo di una parte importante della strategia di crescita della FITeL nei prossimi anni. Il territorio è un ambito strategico per la politica della FITeL. La presenza attiva sul territorio permette di recepire le tendenze, le aspirazioni, i bisogni delle persone e di organizzarsi per essere parte attiva di quella comunità. La maggiore innovazione nelle politiche sociali non è prodotta dalle politiche nazionali o dalle grandi organizzazioni, ma si realizza sul territorio grazie alla presenza di piccole aggregazioni di volontariato molto integrate nella realtà sociale. 
La diffusione della FITeL con la nascita dei CRT non può più essere rinviabile. Pertanto occorre superare gli ostacoli burocratici e politici che ne impediscono la realizzazione. 
Dall’iniziativa dei CRT dipende gran parte della politica di rinnovamento dei quadri FITeL. Sul territorio ci sono tanti giovani impegnati in diverse attività culturali, aperti a rapporti di collaborazione. Il ricambio generazionale dei volontari impegnati nella FITeL garantisce la necessaria e continua evoluzione del modo di essere e di operare di una organizzazione come la nostra che vuole essere protagonista dello sviluppo sociale del paese.
La posta in gioco è troppo alta perché veti politici, se non più che motivati, o la mancanza di volontari, impediscano la nascita dei CRT o il lavoro sul territorio di alcuni già costituiti. Questi fattori, più di altri, contribuiscono a marcare lo scarto tra risultati e potenzialità effettive.
Occorre quindi uscire da una fase di stallo, innanzi tutto valorizzando maggiormente le buone pratiche in atto in alcune regioni in modo che esse possano essere conosciute e prese a riferimento.
Ma è necessario sperimentare anche nuovi processi di formazione dei CRT. Quando si incontrano difficoltà che impediscono qualsiasi tipo di iniziativa le FITeL regionali possono riconoscere come CRT una struttura già operativa o in via di organizzazione, previa verifica dei requisiti politici e sociali, e delle finalità progettuali e operative. 

CONTRATTAZIONE SINDACALE E POLITICA DEL TEMPO LIBERO

In questi anni di crisi, i bisogni dei lavoratori e dei cittadini  hanno prevalso sui desideri di benessere e crescita personale. La contrattazione sindacale ha avuto come priorità la difesa dei posti di lavoro e la tutela delle fasce più deboli. 
Le politiche del tempo libero sono molto legate alla contrattazione nazionale confederale nel campo delle politiche sociali, alla contrattazione nazionale e di secondo livello delle categorie, alla contrattazione sociale territoriale. 
Le innovazioni proposte dalle confederazioni sindacali per la riforma della contrattazione offrono un quadro di iniziativa sindacale in cui le politiche promozionali, formative e ricreative dei lavoratori possono recuperare una funzione importante. 
E’ quindi importante intensificare il confronto con CGIL-CISL-UIL e le federazioni di categoria per definire un quadro di azione sulle politiche del tempo libero che, pur nella netta distinzione dei ruoli, faccia convergere l’iniziativa sindacale e quella di carattere associativo sia nei luoghi di lavoro sia sul territorio. 
Ci sono le condizioni per aprire una nuova fase politica e operativa nei rapporti tra FITeL e i soci fondatori sulla base: di una ridefinizione del ruolo di rappresentanza e coordinamento del mondo associativo aziendale; dell’individuazione di nuovi processi di partecipazione dei lavoratori alla definizione di politiche del tempo libero, in particolare nelle aree e settori di lavoro polverizzato e precario; della rilevanza sociale dei servizi per il tempo libero nei luoghi di lavoro e nei territori da affermare nei vari livelli di contrattazione. 
Pertanto riteniamo indispensabile formulare un nuovo “Protocollo d’intesa” tra CGIL-CISL-UIL e FITeL che individui strategia, obiettivi, responsabilità, strumenti ed azioni per affermare il ruolo dei lavoratori nella realizzazione di politiche di promozione e inclusione sociale.

LA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA

Il campo della comunicazione è fondamentale per l’attività di un organizzazione. La capacità di farsi conoscere e di sfruttare tutte le opportunità che internet offre sta alla base dell’attività di una organizzazione che opera nel campo dei servizi alle associazioni affiliate e ai singoli soci.
La ristrutturazione del sito nazionale www.fitel.it, il rilancio della rivista Tempo Libero, una attenzione più mirata verso i social network hanno lo scopo di condividere idee e lavoro all’interno dell’universo FITeL, di offrire un profilo facilmente leggibile a chi si collega al nostro sito, di aprire la nostra rivista al dibattito e alla riflessione dei protagonisti delle politiche sociali, di diffondere pensieri e notizie nella rete in tempo reale.
La FITeL è una organizzazione diffusa nel territorio nazionale. Il sistema di comunicazione deve essere efficace e produttivo ovunque. Forse in questi anni l’aspetto comunicativo è stato qualche volta trascurato. 
Occorre quindi che ogni realtà regionale e associativa si impegni per attrezzare il proprio sistema comunicativo e organizzare i propri strumenti in modo da poter interagire efficacemente con le realtà associative, i singoli cittadini e con le istituzioni locali.

SERVIZI E FORMAZIONE

L’offerta di servizi qualifica una organizzazione e la sua funzione sociale. 
Servizi rivolti ai CRAL e alla Associazioni affiliate e servizi al singolo socio. 
Attualmente la FITeL fornisce informazioni e indirizzi per la costituzione delle Associazioni e per la loro affiliazione e una assistenza giuridico fiscale ogni mese. La serietà della FITeL garantisce agli associati un supporto adeguato, pertanto il costo della affiliazione è congruo. Il supporto agli associati va sicuramente migliorato attraverso una attenzione alla gestione contabile e all’uso dell’informatica. 
Un lavoro più produttivo va rivolto alle convenzioni nazionali. Qui si misura la capacità della FITeL di reggere la concorrenza spregiudicata di altre associazioni che hanno una storia e interessi molto diversi dai nostri.
La convenienza e la qualità dei servizi offerti sono gli elementi che contano sia per gli associati, sia per il singolo iscritto. 
Si registrano sensibili differenze nell’offerta dei servizi tra regioni, Cral, FITeL nazionale. Non si tratta di cancellare le differenze, ma di lavorare in sinergia sulle convenzioni per diffondere, quando esistono le condizioni, i benefici ottenuti in un territorio o da un CRAL all’insieme delle strutture. Il nazionale deve puntare ad ottenere accordi commerciali convenienti con i soggetti fornitori di servizi che operano in campo nazionale e internazionale, ma non si esclude che si possa partire da una base di accordo regionale o aziendale già in essere per fargli avere un valore nazionale o che un fornitore locale possa rispondere ad una domanda nazionale di beni o servizi. 
Abbiamo lavorato negli anni scorsi sulla formazione grazie a progetti approvati dal Ministero del Lavoro nell’ambito della 383/2000. 
La formazione per avere gli effetti sperati, primo fra tutti un qualificato rinnovamento del gruppo dirigente, ha bisogno di un programma pluriennale mirato al raggiungimento di ben delineati obiettivi. 
Questa materia richiede un lavoro qualificato e di lunga lena in cui impegnare energie interne ed esterne all’organizzazione. 
A questo scopo la Conferenza decide di costituire un gruppo di lavoro composto da rappresentanti nazionali, regionali e delle associazioni che con il contributo, in primo luogo dei settori della formazione di Cgil-Cisl-Uil, definisca un programma in cui siano chiari obiettivi formativi, strumenti e risorse.

FARE SISTEMA 

Questo è un obiettivo che dipende solo da noi: dalla nostra intelligenza, dalla nostra capacità di innovazione, dal nostro spirito unitario.
Ogni organizzazione che opera nel campo della produzione di beni e servizi, sia che miri al profitto, sia che lavori per il bene comune ha ben chiaro che per competere, per raggiungere economie di scala, per far interagire tutte le capacità progettuali, programmatorie e realizzative deve mettere a sistema le energie intellettuali e organizzative presenti nelle sedi politiche e operative. 
Una organizzazione le cui strutture lavorano in modo del tutto indipendente, seppure animata dai più nobili fini, è destinata alla marginalità. 
La FITeL nel corso di questi anni ha trovato difficoltà a far interagire  le tante e diffuse capacità presenti nella realtà associativa di riferimento.
Questa è una delle ragioni principali, se non la più importante di tutte, che ha reso ampio lo scarto tra risultati ottenuti e potenzialità inespresse.
Non è un problema solo di FITeL. 
Analoghi problemi si pongono all’insieme del terzo settore. 
Da parte nostra occorre recuperare celermente il giusto tasso di coesione e interrelazione tra Direzione nazionale, direzioni regionali e realtà associate sui programmi e progetti di attività, sulle convenzioni, sulla politica del tesseramento, sulla comunicazione interna ed esterna.
Sentirsi parte di un sistema al quale garantire, ognuno per la sua parte, efficienza, efficacia, evidenza,  trasparenza a questo punto della vita organizzativa di FITeL, non è una opzione, ma un obbligo.
 

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