Come Oscar Pistorius Whiteehead corre senza gambe -17-03-08

Sulla vicenda di Pistorius, escluso dalle Olimpiadi di Pechino, dice : «Per me Oscar dovrebbe poter gareggiare con gli altri. Lo sport deve aprire e non chiudere le porte e anche i disabili dovrebbero fare parte della grande famiglia dello sport».

Dal Messaggero del 14-03-2008

ROMA - C'è un altro Pistorius, bravo e determinato come Oscar, che corre con le protesi. Si chiama Richard Whitehead, è nato a Nottingham, ha trentun'anni e, a differenza del ragazzo sudafricano, corre la maratona. «La mia è una sfida non solo fisica - ha raccontato Richard che nella vita insegna sport ai bambini disabili e normodotati portando la sua straordinaria esperienza - perché nella mia gara conta molto la parte mentale». E' nato senza le gambe ma fin da piccolo lo sport ha fatto parte della sua vita. «Il nuoto prima ma anche il cricket e l'hockey per disabili». Poi, proprio come è accaduto a Pistorius, nel 2004 ha incontrato l'atletica. La scintilla è scoccata leggendo la storia di Terry Fox, l'atleta canadese amputato di una gamba e malato di cancro che, per sensibilizzare l'opinione pubblica, aveva tentato l'impresa di attraversare il Canada di corsa percorrendo 5300 chilometri . «Ho gareggiato a New York in quel 2004 ottenendo 5h18. Da allora ho partecipato ad altre sette maratone». Non si è mica risparmiato, Richard, perchè nel suo carniere ha infilato non solo la maratona del Kilimangiaro («grandi salite, uno sforzo intenso e per questo correre a Roma con i sampietrini non mi spaventa») ma anche quella, faticosissima, dei due oceani in Sud Africa. «E' più lunga di 80 chilometri , e ho perso 8 chili. Perché l'ho fatta? Semplice, cerco sempre nuove sfide».
Il tatuaggio che ha sul braccio ( “Cometh the hour, cometh the men” , ossia “quando arriva il momento, si vedono i veri uomini” ) è l'emblema di questo ragazzo che ammira Pistorius e la sua storia. «Per me Oscar dovrebbe poter gareggiare con gli altri. Lo sport deve aprire e non chiudere le porte e anche i disabili dovrebbero fare parte della grande famiglia dello sport». Richard, che ieri è stato a Villa Borghese a correre, ha un sogno: «Vorrei gareggiare alle Palalimpiadi di Londra 2012, a casa mia e far vedere a tutti di cosa è capace un atleta disabile. Io, desidero sempre andare al massimo. Ma cullo anche il sogno di essere nella squadra di volley per disabili del mio Paese in quei Giochi». Corre e non è mai solo, Whitehead, che lo scorso aprile a Londra ha fissato il suo primato a 2h52:58 («ma qui spero di arrivare a 3h45»). Con lui ci sono sempre due angioletti che ha tatuati sulla schiena. «Vegliano su di me quando corro», spiega Richard che domenica sulle strade romane avrà la scorta di due atleti di casa. «Dovranno darmi una mano perché nessuno, nel grande gruppo di maratoneti, mi venga addosso facendomi perdere la protesi. E ' capitato già».

(CARLO SANTI )

 
 

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