CGIL-CISL-UIL e sindacati dei pensionati firmano ogni anno parecchie centinaia di accordi territoriali con gli Enti Locali sulle politiche di carattere sociale. Il tempo libero e la promozione culturale e sociale delle persone sono materie assenti da questi accordi. Ciò è sicuramente dovuto alla crisi degli ultimi anni che ha condizionato la politica rivendicativa del sindacato a ogni livello, ma per saperne di più “TEMPO LIBERO” ne parla con gli esperti sindacali confederali: MARIA GUIDOTTI (Coordinatore dell’area contrattazione - CGIL), ALESSANDRO GERIA (Dipartimento Politiche Sociali e della Salute - CISL ), FRANCESCO MARIA GENNARO (Servizio contrattazione privata, politiche settoriali - rappresentanza e rappresentatività - UIL)

Intervista a Maria Guidotti (Coordinatore dell’area contrattazione - CGIL)

TEMPO LIBERO - Quali altre ragioni possono spiegare questo limite dell'azione sindacale sul territorio?

Negli accordi che il sindacato unitariamente stipula a livello territoriale i temi del tempo libero sono sicuramente marginali e riguardano quasi esclusivamente gli anziani con interventi che sono un ibrido da servizi sociali e attività ricreativo - culturali.
Sicuramente la crisi ha inciso anche su queste tematiche, ma io ritengo che la questione prevalente sia un'altra, legata proprio al rapporto con il territorio e la qualità della sua organizzazione.
Penso che negli ultimi anni sia intervenuta una mutazione profonda nella concezione della relazione tra territorio e qualità della vita, sviluppo culturale e sociale, partecipazione e democrazia.
In passato il territorio era il luogo privilegiato dell'insediamento delle organizzazioni sociali e politiche, che nella relazione diretta con le persone traevano la loro forza e la loro legittimazione ed esercitavano, con le loro attività, spesso di carattere culturale e formativo, una vera e propria azione di “empowerment” dei cittadini stessi.
Tutto questo alimentava una tensione civile e civica che sosteneva l'impegno di tanti uomini e donne anche nel creare e motivare la relazione tra produzione e riproduzione sociale, quindi nel l'evidenziare il nesso tra luogo di lavoro e territorio.
Oggi il territorio è sempre di più “uno spazio che si attraversa” un “non luogo” e c'è una forte contrazione delle possibilità, delle occasioni, (del desiderio) di sviluppare relazioni e luoghi di esperienze comuni.
La qualità è strettamente legata ad un'offerta culturale e ricreativa sempre più povera di contenuti oltre che di luoghi: il sapere, la cultura, la diffusione di corretti stili di vita, non sono considerati ambiti in cui è essenziale investire per il benessere e lo sviluppo dei singoli e della società, ma fatti del tutto privati e di conseguenza anche la domanda di “tempo libero di qualità” diventa sempre più debole, gli stessi cittadini non lo avvertono più come una necessità per il loro benessere...le priorità sono altre.
Lo sviluppo associativo che pure c'è ed è spesso evidente, ha assunto anche esso il profilo, sempre più marcato di erogatore di servizi, strumento operativo/sostitutivo delle amministrazioni locali, tanto che la stessa riforma di cui si sta discutendo punta decisamente su un modello “imprenditoriale” sacrificando la parte distintiva e fondativa: la partecipazione.
Il tempo libero, credo sia stato il primo a pagarne le conseguenze in due direzioni che attengono alla quantità e alla qualità dello stesso.
Il “tempo per sé” è sempre più assorbito dalla mancanza, di lavoro stabile, paradossalmente la precarietà pretende “disponibilità totale” del tempo delle persone, dalla carenza di e dei servizi, dalla pesantezza e complessità della burocrazia, dall'organizzazione delle città, basti pensare ai trasporti.
La Fitel ha dato vita in molti territori ai CRT (Centri ricreativi territoriali) con l'intento di allargare e arricchire l'esperienza che i Cral aziendali hanno maturato nel corso degli anni nella politica ricreativa, culturale, sportiva. Queste strutture operative possono diventare un strumento di riferimento di un rinnovato impegno sindacale a livello territoriale per una politica del tempo libero rivolta alla cittadinanza e in particolare alle fasce più deboli delle comunità locali?

I CRT (Centri ricreativi territoriali) possono e debbono essere riferimento essenziale di un rinnovato impegno sindacale a livello territoriale sulle politiche del tempo libero per i cittadini tutti, io vedrei rischiosi interventi rivolti principalmente alle fasce deboli della popolazione per gli effetti che potrebbero avere di ulteriore “separazione sociale” e scarsa qualità.
Si dovrebbe avere il coraggio di “osare” un'offerta di qualità supportata da adeguati interventi volti a favorire e supportare l'accesso e la fruibilità delle fasce più deboli sia dal punto di vista economico che culturale.
La qualità del tempo libero è uno specchio della qualità sociale, esso deve tornare ad essere un tema della politica e delle rivendicazioni del sindacato, il benessere non si misura solo con i livelli di reddito e con la capacità di acquistare beni, ne sono componenti essenziali anche le possibilità di soddisfare, esprimere, arricchire i propri interessi e bisogni culturali e relazionali, di svago e di conoscenza, di movimento, ecc.
Come è possibile collegare la politica del tempo libero sul territorio alla contrattazione del welfare aziendale? Cosa deve fare il sindacato a livello politico e organizzativo perché questa integrazione si realizzi? Quale funzione devono esercitare le Istituzioni locali?
La contrattazione aziendale può creare un collegamento tra politiche del tempo libero e territorio ma occorre fare delle scelte, individuare delle priorità, se si vogliono rilanciare le politiche del tempo libero questo deve essere un obiettivo che impegna tutti i luoghi di lavoro interessati, definire dei criteri, a partire dalla fruibilità aperta a tutti i cittadini e non solo ai dipendenti e alle loro famiglie.
Per poter conseguire questi risultati, a mio avviso, sono necessarie due condizioni:
- la ripresa di una vigorosa concertazione territoriale ai fini dell'inserimento di queste scelte nell'ambito di un progetto di qualificazione urbana e del territorio e coinvolgere responsa-bilmente tutti i soggetti a partire dai cittadini, che in questi contesti operano.
- il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche sia per sostenere e garantire la possibilità di accesso dell'insieme dei cittadini, che per riconoscere queste attività nella programmazione territoriale al fine di una effettiva integrazione dei servizi, anche tra pubblico e privato.
E torniamo all'origine, l'importanza di una relazione virtuosa tra la sfera della produzione e quella della riproduzione sociale.
In questa relazione la dimensione sociale non può essere in un rapporto ancillare con il mercato ma deve ritrovare tutta la sua imprescindibile centralità se il fine sono le persone e il loro benessere sociale, culturale ed economico.
 

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