Quella di Catania è solo delinquenza
di Gavino Deruda – 05/02/2007

Ciò che è successo a Catania la sera del 2 febbraio scorso, in occasione di una partita di calcio, non è tifo, non è sport. E' solo teppismo, criminalità, delinquenza vera e propria. E come tale va trattata senza alcun permissivismo, senza giustificazioni di alcun genere. Sul piano della prevenzione, applicando tutte le misure atte a isolare singoli e gruppi ai quali non mancano di sovente coperture, protezioni, simpatie dagli stessi ambiti societari. Sul piano della repressione, applicando integralmente le leggi dello stato con assoluto rigore e decisione e senza sconti comunque motivati . Sul piano della informazione e della formazione, facendo capire ai giovani e ai meno giovani che lo sport è e deve essere uno spettacolo per chi lo vede, un esercizio della mente e del corpo per chi lo pratica, che abitua ai valori del rispetto e della lealtà, che deve dare occasione di stare assieme agli amici e ai familiari come motivo di svago e di riposo. Siamo d'accordo con la decisione presa dal commissario straordinario della federcalcio Luca Pancalli di sospendere le partite come immediata reazione ad una barbara uccisione ma soprattutto perché sia occasione per riflettere e ragionare, a partire dagli addetti ai lavori e da quanti ci speculano anche con trasmissioni televisive vocianti e stridule come se ogni partita fosse una guerra all'ultimo sangue, per definire tutte le azioni atte a isolare questi teppisti, tutelare la collettività e lo stato sradicando un cancro che rischia di inquinare la nostra vita e di screditarci ulteriormente di fronte agli occhi assai critici del mondo intero. Noi rivolgiamo il più profondo cordoglio alla moglie, ai figli, ai genitori, ai familiari, a tutti i colleghi dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso volutamente da ignobili assassini e a quanti altri militari e civili che da troppo tempo e troppo numerosi sono stati uccisi in analoghe circostanze trasformando una occasione di festa in tragedia. E allora impegnamoci tutti, dico proprio tutti, affinché, nella memoria dell'ispettore Raciti, questo terribile fatto sia l'ultimo anello della catena e ponga davvero la parola fine ad un periodo di lassismo e di tolleranza per intraprendere una stagione di rigore e di serietà, basata sulla certezza dei diritti e dei doveri di una società che non può ridursi ad essere ostaggio di frange più o meno organizzate di teppisti e criminali.

 

 

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