"Rottami eccellenti" di Vito Manduca
Recensione di Daniela D'Agosto* -31/01/07

Su “Rottami eccellenti” di Vito Manduca - Ediesse

In una sorta di viaggio dantesco in un inferno terreno, l'autore percorre sentieri impervi di riflessioni amare sulla condizione delle donne e degli uomini che “per contratto” cessano di essere “utili” .

Inferno fatto di lamiere accatastate, così come recita l'incipit, di case fatiscenti , di viali polverosi percorsi solo da chi è in cerca di fiori da recidere ed abbandonare là dove sono stati colti, di suburbi lasciati al degrado, di luoghi del mondo, che noi stessi seguendo il pensiero dell'autore potremmo immaginare, colmi delle nequizie dei dominatori il proprio destino e quello di tutti i viventi della terra (piante ed animali compresi).

Esso non prevede gradi diversi di colpa da espiare ma ha ragione d'essere per l'unico peccato : quello di non essere più “fruibili”.

Non è un peccato proprio; non lo si commette volontariamente, deliberatamente scegliendo di agire pure conoscendo la gravità del male. Si pecca per delega perchè altri decide la nostra “colpevolezza” che risiede nell'inutilità.

Per Manduca, al pari di una vettura, e di qualunque altro “umanufatto”, così come l'autore ama definire quanto costruito dall'uomo, l'individuo mercificato percorre il proprio excursus per poi approdare spesso ad un lido di solitudine e di abbandono.

Nessun tentativo di recuperare tale ricchezza , che pure deve essere nascosta nella mente; ricchezza che, per qualità, è comune a tutti perchè umana ma per specificità è unica poichè solo di quella donna o di quell'uomo.

Ogni mente di questo globo, fatto oggi di circa seimiliardi di involucri chiamati “persone”, è un abbisso di ricchezza inesplorato.

Eppure non si vuole tenere conto di questo: non più adatti al ciclo produttivo, vuoi industriale , pre- industriale che post- industriale, ci attende un destino di rottamazione che per gli umani troppo spesso equivale ad espulsione, solitudune, dimenticanza.

Manduca ammonisce circa l'elevato rischio di espansione incontrollata del fenomeno . D'altronde, in occasione della giornata della memoria abbiamo potuto, ancora una volta, constatare come la follia, che la Storia non è riuscita del tutto a classificare, di un solo uomo ha determinato, peraltro in un breve periodo, rottamazione di massa , Olocausto, per gli individui ritenuti non il linea e, per questo, da consegnare al nulla.

L'accostamento all'Olocausto, per quanto appaia eccessivo e dal chiaro sapore macabro, riconferma tuttavia il pensiero espresso da Manduca e cioè che l'eccesso di potere, più o meno legittimo, spesso allontana il detentore dal consorzio umano: egli in questa condizione riterrà sempre di poter disporre degli uomini non più percepiti come simili ma come cose da utilizzare in funzione di sè secondo i suoi capricci.

Uscire dal tunnel, secondo la conclusione del libro, potrebbe essere tuttavia possibile. La via maestra, e migliore, sembra essere la consapevolezza di massa.

* Daniela D'Agosto, laureata in Materie letterarie, opera nel settore della Formazione professionale.

 
 

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